Cerca
Home > Cultura e Spettacoli > “La creatività? E’ onestà”: a scuola di scrittura per liberarsi dai blocchi

“La creatività? E’ onestà”: a scuola di scrittura per liberarsi dai blocchi

Prendere in mano una penna e iniziare a scrivere. Un gesto semplicissimo che tutti possiamo fare, ma che racchiude un sacco di significati diversi. Scrivere appunti per la scuola o il lavoro, la lista della spesa, una storia o un breve racconto, il nostro diario: ognuno di questi argomenti necessita di un livello di attenzione e preparazione diverso. Ed è per questo che l’arte di saper scrivere e scrivere bene non appartiene a tutti, ma solo a coloro che sanno impegnarsi e allenarsi non solo a tenere bene la penna in mano, ma anche a ordinare i pensieri racchiusi nella nostra mente. Doti innate, ma che si possono anche imparare per esempio attraverso la scrittura creativa. Ma cos’è esattamente ? Lo abbiamo chiesto ad Alessia Franchini, laureata in Lingue e cultura per l’Impresa e con un master in Redattori editoriali presso l’Università di Urbino.

La Franchini vanta un’esperienza decennale come redattrice, editor, lettrice e correttrice di bozze, e dal 2012 è titolare di Parole Filanti – Officina editoriale (www.parolefilanti.it): un’agenzia di servizi editoriali online che opera su tutta Italia e che offre agli autori e alle aziende una consulenza mirata e professionale in tutte le fasi di lavorazione del testo pre-stampa. Tramite la sua attività di editor e consulente editoriale, e forte dell’esperienza maturata sul campo, nel 2014 ha iniziato a proporre all’utenza della provincia di Rimini anche un percorso di Scrittura Creativa, al momento l’unico in zona.

Come è nata l’idea di insegnare Scrittura Creativa?

«Il corso di Scrittura creativa nasce dall’omonimo e-book, “Scrittura creativa: trucchi e consigli per storie senza frontiere”, che ho scritto nel 2014 come guida online acquistabile sul sito della mia agenzia, e che successivamente si è trasformato in un corso in presenza per adolescenti e adulti che desiderino acquisire maggiore consapevolezza di ciò che rappresenta un componimento letterario e di conseguenza una maggiore padronanza creativa e compositiva rispetto al proprio stile e al proprio estro individuale.
Dal 2014 il corso si è tenuto regolarmente e più volte all’anno presso alcune realtà del riminese, e da novembre di quest’anno partirà anche presso la Civica Università di Cattolica (inizio lezioni martedì 7 novembre dalle 20.30 alle 22.30, per un totale di 7 incontri da 2 ore ciascuno)».

Quando ha scoperto questa forma di scrittura?

«Non ho ‘scoperto’ questo tipo di scrittura, perché da che ho memoria ho sempre avuto un rapporto naturalmente molto felice e spontaneo, direi quasi fisico, con le parole, e in generale sono una persona estremamente creativa anche in altri settori».

Perché, secondo lei, è diventata così famosa?

«Trovo in definitiva sterile dare definizioni sulle tendenze o i corsi altrui: in giro per l’Italia ne esistono diversi, ma non saprei dire se si tratta di un trend in aumento, di una ‘moda’ o di altro. Quello di cui posso parlare con cognizione di causa è ciò che io intendo per scrittura creativa e cosa mi sono prefissa di veicolare attraverso questo corso quando l’ho ideato».

Che cosa si impara esattamente nel suo corso?

«Questo corso insegna a essere creativi innanzitutto rispetto ai condizionamenti che spesso gli aspiranti autori si auto-infliggono senza rendersene conto: ‘voci’ sminuenti, limiti mentali, condizionamenti culturali e sociali, ipercriticismo, perfezionismo ecc. Il capitolo dedicato al blocco dello scrittore, in particolare, si prefigge nello specifico di individuare e andare a smantellare questi e altri limiti, fornendo trucchi e consigli pratici a seconda della causa del blocco e andando così a liberare la voce più autentica dell’aspirante scrittore, e di conseguenza anche la sua creatività».

Tutti possono diventare scrittori creativi?

«Credo che tutti nasciamo dotati di un certo livello di creatività, ma che siano spesso i condizionamenti sociali e talvolta anche letterari a distorcere o reprimere queste inclinazioni naturali: tramite il corso, che fornisce una solida base tecnico-teorica, ma è strutturato in maniera piuttosto interattiva – con tanto di ricerche letterarie, letture condivise, consigli pratici, condivisioni ‘a cuore aperto’ sul proprio sentire e su ciò che una lettura può trasmetterci – il mio compito e ruolo è quello di facilitare un contatto con la propria parte più intima, quella da cui deriva ogni tipo di creatività, slegata da preconcetti e giudizi.
Il gruppo classe diventa quindi un luogo protetto e non competitivo in cui liberarsi di zavorre interiori controproducenti, acquisendo al tempo stesso consapevolezza dei numerosissimi strumenti che un aspirante autore ha a disposizione quando si accinge a scrivere un romanzo o, nel nostro caso, un racconto. Io fornisco la mia esperienza di editor e consulente editoriale che ogni giorno si confronta con il testo per aiutarlo a esprimere la propria voce più autentica, ma a mano a mano che il percorso prosegue lascio sempre più spazio alla lettura e alla condivisione dei racconti che ciascun corsista sarà chiamato a comporre entro la fine delle lezioni, scegliendo tra 25 possibili tracce ispirate al mio mentore letterario, Raymond Carver.
Credo quindi che l’aggettivo ‘creativo’, in riferimento a questo (per)corso, sia essenzialmente una caratteristica interiore, e solo in conseguenza di questo anche del corso o dell’opera che ci si accinge a scrivere: quando al nostro interno i pensieri e le emozioni sono liberi di esprimersi senza giudizi, e quando il processo creativo è indirizzato e supportato da efficaci strumenti di comprensione del testo e di ciò che contiene (arco narrativo, personaggi, stile, linguaggio/i, descrizioni, tempo e tempi della storia, tutti aspetti che andremo a trattare in profondità, con esempi) tutti o quasi possono comporre un’opera ‘creativa’, ovvero autentica, originale, non artefatta».

Che cosa si intende per blocco creativo?

«Più spesso di quanto si creda il cosiddetto ‘blocco creativo’ è semplicemente dovuto a una mancata conoscenza e padronanza del testo e degli elementi espressivi che lo compongono, frecce preziose all’arco della creatività che il corsista può imparare a usare con perizia e consapevolezza, se qualcuno glielo insegna. In questo modo scrivere non è più una fatica o un compito, ma diventa davvero un giocare con le parole, che diventano amiche in quanto si è imparato a conoscerle e a combinarle in infinite varianti».

Esiste una dote che lo scrittore o aspirante tale deve assolutamente possedere?

«La dote più importante per un autore o aspirante autore resta a mio avviso, come diceva anche Carver, l’onestà di esprimersi senza trucchi o retoriche posticce. Oltre a questo, non bisogna mai dimenticare di leggere tanto, di tutto e di qualità».

Nicola Luccarelli

Ultimi Articoli

Scroll Up