Sessualità libera o solo molto confusa? I giovani d’oggi sono gli “smarriti” del sesso, o in loro vibra soltanto il desiderio di sperimentare? Tra i ragazzi la chiarezza circa la propria dimensione sessuale sembra essere sempre più sfumata e la curiosità di sperimentare provare diverse è in costante aumento: un numero crescente di liceali e universitari dichiara infatti di aver provato sia rapporti etero che omosessuali. Le convenzioni verdoniane del film “In viaggio con papà” del “N’omo na donna, na donna n’omo” sembrano ormai lontane e la sessualità viene percepita come fluida, non più ancorata, ma libera di andare e di seguire il flusso delle proprie onde emotive.
La conferma arriva dal sondaggio condotto dalla BBC su un campione di ragazzi dai 16 ai 22 anni. Dall’analisi emerge che un terzo si definisce omosessuale o bisex. Un numero notevole. Tutt’altra storia rispetto alla generazione cui appartengono i loro genitori: solo il 12 % degli intervistati di quell’età si riconosce come gay o bisessuale. Anche il paragone con i nati tra il 1960 e il 1980 evidenzia una distanza importante: in questo caso il 15% afferma di sentirsi attratto dallo stesso sesso.
Angelo Battistini, psichiatra e psicanalista bolognese da anni residente a a Rimini, spiega: «Si presume che attorno alla maggiore età una persona abbia chiarezza circa il suo orientamento, ma oggi invece non è così. Molti adolescenti non riescono a raggiungere una identità sessuale definita. I ragazzi sono più incerti, “fluidi” nell’orientamento sessuale e quindi anche nelle esperienze. Questo porta a relazioni poco stabili e a una maggiore facilità ad accedere a esperienze occasionali».
Dott. Battistini, perché questa maggiore fluidità nelle relazioni intime?
«Bisogna tornare alla fine del’800 per coglierne i cambiamenti. All’epoca regnava il pudore, i ruoli familiari erano fissi: il padre deteneva un ruolo autoritario, la madre rappresentava invece l’angelo del focolare domestico. Con lo sgretolarsi dei ruoli, ovvero con la caduta del principio di autorità – che vede l’uomo patriarca in crisi – e con l’ascesa della figura femminile – che è entrata nel mondo del lavoro e ha rivendicato l’uguaglianza di genere – la struttura della famiglia si è profondamente modificata: i figli non hanno più un modello genitoriale verso cui identificarsi o contro-identificarsi. L’acquisizione dell’identità sessuale passa attraverso un gioco di identificazioni e contro-identificazioni. Perciò la perdita di chiari riferimenti di genere all’interno della famiglia ha favorito l’incremento del disorientamento dei giovani circa le proprie pulsioni e il proprio desiderio».
La tendenza di oggi è frutto soltanto di una maggiore confusione, oppure è data anche da una più ampia libertà sociale?
«Entrambe. Se pensiamo all’antica Grecia, questa tendenza di cui stiamo parlando era molto diffusa, persino apprezzata. L’uomo di un certo lignaggio usava intrecciare rapporti di carattere sessuale con persone dello stesso sesso. Poi, la cultura e la società si sono trasformate: mentre l’800 è stato caratterizzato da una cultura rigida e sessuofobica, in seguito si è assistito a una rivoluzione in senso contrario. Oggi vi è una elevata libertà in ambito sessuale e l’omosessualità non è più considerata come una perversione, una devianza, ma semplicemente un orientamento diverso rispetto alla eterosessualità. Il fatto poi che molti personaggi pubblici abbiano fatto outing ha sicuramente “normalizzato” il dibattito. Anche se ancora c’è parecchia strada da fare».
Quindi oggi, in ambito sessuale, cosa può essere considerato come “anormale”?
«L’anormalità è collegata alla qualità della relazione. Un rapporto può essere maturo o immaturo, sia che esso sia tra persone dello stesso sesso che non. Maturo quando l’amore è fatto anche di tenerezza, dolcezza e sollecitudine; immaturo quando l’erotismo viene disgiunto dalla preoccupazione per la sensibilità e il benessere del partner».
Tornando a parlare della fluidità sessuale tra i giovani, il trend è più diffuso tra le ragazze o i ragazzi?
«E’ indifferente. Si tratta di un fenomeno generazionale, coinvolge in ugual misura sia i maschi che le femmine».
Molti sostengono che gli essere umani siano per loro natura bisessuali. E’ così?
«Non esattamente. Come diceva Sigmund Freud, siamo bisessuali alla nascita. In seguito, durante il corso del primo anno di vita, interviene una “scelta” inconscia. Se ciò non avviene con chiarezza, rimaniamo maggiormente esposti alla condizione originaria. L’orientamento sessuale si esprime molto precocemente. Esistono due categorie di omosessuali: nella prima rientrano quelle persone che non si sentono in un ruolo né di identità femminile né di identità maschile. Così, in modo oscillante sono attratti dagli uomini o dalle donne. Nella seconda categoria si collocano coloro che sono chiaramente interessati a persone dello stesso sesso, che già durante la tenera età hanno imboccato una strada. Generalmente, questi ultimi vivono con tranquillità la propria dimensione sessuale, a differenza dei bisex. Per costoro è più facile cadere in momenti di crisi. E’ molto difficile che la bisessualità venga vissuta con serenità».
Che differenza c’è tra la propria identità sessuale e il proprio immaginario? E’ possibile che persone etero nelle proprie fantasie siano attratte da persone dello stesso sesso e viceversa?
«Sì, si tratta di una situazione molto comune. Con il pensiero si può spaziare in ogni campo con assoluta libertà, mentre il comportamento risente delle aspettative sociali. Alcuni riescono a riconoscere con facilità le proprie pulsioni, altri invece fanno più fatica e rischiano di portarsi dentro a lungo, a volte per tutta la vita, questo conflitto».
In base alla sua esperienza professionale, le sembra che i giovani parlino con i propri genitori di sesso oppure rimane un argomento tabù?
«Sicuramente oggi se ne parla più liberamente. Una volta la sessualità era relegata ad ambiti specifici, vigeva un certo pudore intorno all’argomento. Oggi è stata sdoganata e in questo processo hanno contribuito anche il cinema, la letteratura e i media. Tuttavia ritengo che permangano diverse difficoltà a parlare con sincerità dei propri sentimenti con persone, anche vicine, ma di generazioni differenti».
Benedetta Cicognani