Incastrato dopo due anni dalla rapina che aveva compiuto alla Asset Banca di Domagnano, a San Marino. E’ finito in manette questa mattina, arrestato dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Rimini, unitamente a quelli della Sezione di P.G. Carabinieri presso locale Procura della Repubblica, Mariano Onofri, 61 anni, residente ai Bellaria Igea Marina e con numerosi precedenti per rapine e reati di droga. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere era stata emessa dal Gip del Tribunale di Rimini per i reati di rapina aggravata, lesioni personali aggravate e porto abusivo di armi. L’uomo era stato fermato quasi subito, ma gli indizi allora raccolti non si erano rivelati sufficienti per sostenere l’accusa. E’ partita allora un’indagine approfondita che ha visto una stretta collaborazione fra gli investigatori sammarinesi e quelli italiani, con il coinvolgimento anche del Ris di Parma
Il 16 novembre 2015, verso le 8 del mattino, due individui con i volti coperti da maschere di carnevale in lattice, uno armato di pistola, avevano atteso all’interno del parcheggio coperto sottostante Asset Banca di Domagnano l’arrivo della giovane vice-direttrice, che sapevano essere in grado di aprire con le chiavi ‘istituto di credito. La donna era stata aggredita e minacciata; alla sua resistenza, la colpivano più volte con inaudita violenza con l’arma sul capo, mentre le venivano strappate le chiavi della sua fiat 500 nera. Ridotta a una maschera dui sangue, la donna aveva allora aperto la porta. Ma trattandosi di un ingresso a bussola dove si può passare solo uno alla volta, la bancaria aveva il coraggio e il sangue freddo di convincere i malviventi a farla entrare per prima. Ma una volta all’interno della banca bloccava l’apertura, azionando immediatamente l’allarme collegato con le locali Forze dell’ordine. A seguito della coraggiosa reazione della donna, i due rapinatori si vedevano costretti a scappare, prendendosi l’autovettura della vittima.
I controlli della Gendarmeria sulle immagini delle telecamere posti lungo le frontiere della Repubblica avevano consentito di individuare la vettura dei rapinatori in fuga, ma non solo: verso le 07.30 era stato notato l’accesso di un veicolo, una Alfa Romeo 145 di colore blu scuro, che dopo circa 20 minuti veniva nuovamente videoripreso mentre lasciava quello Stato, percorrendo la strada Nona Gualdaria, che passa anche nei pressi del parcheggio ove si era verificata la rapina. I militari della Gendarmeria a questo punto trasmettevano le immagini ai Carabinieri.
Le indagini dell’Arma avevano portato al proprietario dell’Alfa, un ragazzo di Modigliana risultato del tutto estraneo ai fatti; ma l’auto era nelle disponibilità anche di un suo zio, pregiudicato, che sentito dai militari, una volta intuita la gravità dei fatti, si rendeva immediatamente collaborativo, riferendo che quella mattina era andato a prendere a Bellaria il suo amico MarianoOnofri, il quale gli aveva chiesto di accompagnarlo in San Marino per ritirare un’automobile che aveva acquistato. Con Onofri c’era anche un altro individuo, che il testimone non aveva mai visto in precedenza. I tre vanno dunque a San Marino, ma Onofri suggerisce all’amico di percorrere secondarie. Poi i due chiedono di essere lasciati in un parcheggio non distante dalla banca e il conducente dell’Alfa se ne ritorna a casa.
Anche la descrizione dei due uomini era precisa, compresi gli abiti che indossavano, e il testimone li riconosceva anche dalle immagini girate dalle telecamere di sicurezza della banca. Onofri veniva dunque fermato dai Carabinieri di Meldola e il Gip di Rimini disponeva la custodia cautelare in carcere. Ma il 7 dicembre 2015 il Tribunale della Libertà di Bologna annullava l’ordinanza e disponeva l’immediata liberazione dell’Onofri, basandosi prevalentemente sulla ritenuta scarsa credibilità delle dichiarazioni rese dal proprietario della 145, il quale era stato inesatto circa l’altezza dell’accusato.
Il P.M. titolare delle indagini, Dott. Davide Ercolani, richiedeva allora al Commissario della Legge della Repubblica di San Marino di autorizzare il personale del R.I.S. Carabinieri di Parma ad effettuare sul luogo dell’evento i rilievi necessari a stabilire una compatibilità dell’altezza tra uno dei rapinatori ripreso dalle telecamere della Banca Asset e l’Onofri, utilizzando la tecnica della fotogrammetria, che si basa su rilievi tridimensionali tramite scansione laser dell’area teatro dell’evento delittuoso. Questi rilievi stabilivano la piena compatibilità tra la statura del pregiudicato bellariese e uno dei rapinatori. Era proprio lui quello che indossava la maschera più scura.
Intanto era saltati fuori altri elementi: l’esame dei tabulati telefonici dei tre cellulari in uso all’Onofri mostrava che proprio nel giorno della rapina – da mezzanotte alle 9.30 circa – a differenza degli altri giorni, risultavano tutti e tre spenti: evidentemente l’uomo non voleva lasciar traccia dei suoi spostamenti. Inoltre la 500 rubata alla vice-direttrice della banca era stata ritrovata a poco meno di due chilometri dall’abitazione di Onofri, pochi minuti di cammino. ,
In base a queste risultanze, il Gip Cantarini del Tribunale di Rimini, su richiesta del PM. Davide Ercolani, ha emesso la misura della custodia in carcere. Omofri è stato pertanto prelevato questa mattina da casa sua e trasferito nel carcere di Rimini a disposizione dell’autorità giudiziaria. Ora le indagini proseguono per individuare il suo complice.
Queste le immagini di quanto avvenne quel 16 novembre 2015: