Matteo Marzotto non è solo un imprenditore a capo della notissima casa di moda veneta: è anche il vice presidente di IEG, la società nata dalla fusione delle fiere di Vicenza e Rimini. Per convinzione personale, ma forse anche per il suo ruolo “transregionale”, Marzotto (nella foto accanto al presidente IEG Lorenzo Cagnoni) si schiera contro i referendum promossi dai governatori leghisti Roberto Maroni in Lombardia e Luca Zaia nel suo Veneto che si svolgeranno il 22 ottobre.
“Ragionare in modo localistico e di campanilismo – ha dichiarato Marzotto a La Repubblica – non ci porta da nessuna parte e lo dico con il rispetto per quello straordinario mosaico di culture e tradizioni di cui è fatta l’Italia”. Inoltre l’estrema genericità del quesito referendario “non spiega nel merito di che tipo di autonomia si tratta, quali funzioni si vogliono ottenere e con quali risorse: genera confusione e può incentivare posizioni più estreme, facilitando logiche di divisione”.
Ancora più netto il rifiuto di un altro re della moda, Luciano Benetton, che ha dichiarato pubblicamente la sua astensione: “Andare a votare? Assolutamente no“, spiegando: “Autonomia di cosa? Mi sembra una stupidaggine“.
Fra le forze politiche, solo Articolo 1-Mdp e i socialisti si sono contro il referendum. A favore si sono schierate invece alcune sigle sindacali tra cui la Cisl e le associazioni di categoria a livello regionale come Confindustria, Confcommercio e Coldiretti nonché diversi imprenditori, fra cui Riccardo Donadon, fondatore di H-Farm e Matteo Zoppas, presidente di Confindustria Veneto.
Più che l’esito del voto, si guarda alla partecipazione: il referendum sarà valido solo se supererà il 50% di affluenza. Esito auspicato, fra gli altri, anche dalla Cgia di Mestre.