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La ‘Rimini Beat’ di Andrea Biondi

Quello che si può immaginare, si può fare. No, non è la frase usata in qualche spot pubblicitario e nemmeno quella che si può trovare nei cioccolatini, ma è semplicemente un dato di fatto. Se tu vuoi veramente qualcosa, puoi farla tua. E’ questo vale sia nell’amore che nel lavoro. Andrea Biondi ha sempre voluto fare lo scrittore e, una volta cresciuto, è riuscito, finalmente, a vestire questi panni. Nato a Roma nel 1976, la sua famiglia si è trasferita a Rimini quando lui aveva solo un anno, e così Andrea si è sempre sentito riminese sia dentro che fuori. Il suo ultimo romanzo, a cui lui è molto affezionato, è un thriller e si chiama “Rimini Beat”.

Copertina Rimini Beat DEFINITIVA

Biondi, da quanto è stato contagiato dal ‘virus’ della scrittura?

«Scrivo racconti dai tempi della scuola, da quando ho scoperto la passione di vivere altre vite oltre la mia. Il coraggio di scrivere il primo romanzo invece è arrivato molto dopo, forse per necessità di vedere nero su bianco parti di me che non capivo fino in fondo».

Quanti racconti ha scritto fino a questo momento?

«Al momento sono quattro e di quattro generi diversi, dal thriller alla fantascienza, sempre cercando di tenere ben teso il filo dell’ironia, senza il quale, almeno per me, non funziona niente».

Come nasce un racconto? Quali sono gli ingredienti che fanno funzionare una storia? Per i thriller è più complicato?

«Solitamente, io scrivo per immagini, la maggior parte delle volte perché ho ascoltato una musica. La musica accompagna tutti i miei romanzi, scandisce il ritmo della vicenda e dei miei pensieri. Le storie, tutte, belle o brutte, funzionano se sono verosimili. Non necessariamente vere ma verosimili, che abbiano quindi dei piccoli particolari, che tengano il lettore ancorato alla sua vita di tutti i giorni. A volte basta un modo di dire, una debolezza, qualcosa in cui riconoscersi insomma. I thriller devono sorprendere, non c’è niente di più soddisfacente per il lettore di farsi fregare dallo scrittore, non sempre riesce, ma quando riesce sai di aver letto un bel thriller».

Andrea Biondi

Andrea Biondi

Lei non è nato a Rimini, ma vive a Rimini da quando aveva un anno. Quanto si sente riminese?

«Riminese dentro! Perché fuori sono pallido come un cencio, non prendo il sole, vado poco al mare. Ma vivere in una città senza mare, dopo essere cresciuto a Rimini, sarebbe inaccettabile».

Mi parli della sua ultima fatica, guarda caso ambientata a Rimini…

«Rimini Beat è il romanzo che mi ha dato più soddisfazioni. E’ la storia di tre amici, le cui strade si dividono da bambini e che tornano ad incrociarsi da adulti, quando qualcuno di molto pericoloso decide di intrecciare la sua storia alla loro. E’ ambientato nei posti che conosco meglio e in ogni personaggio c’è qualcosa che appartiene alle persone che fanno parte della mia vita fanno. Il titolo si riferisce proprio al ritmo della città, della storia, il battito che pulsa in ogni pagina e accelera e diminuisce al variare delle emozioni. Mi piace molto quando mi accorgo che chi legge va allo stesso ritmo di chi, quella pagina, l’ha scritta».

Ne ha già un altro in mente? Ci può accennare qualcosa oppure è top secret?

«Lavoro permettendo, ho iniziato a scrivere il quinto, sempre ambientato a Rimini. E’ un thriller fracassone, una storia ‘di menare’ in cui si danno e si prendono un sacco di botte, ci si innamora delle persone sbagliate, si perde, si vince, come nella vita vera insomma. A parte il dare un sacco di botte… non saprei da che parte cominciare».

Nicola Luccarelli

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