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Matteo Nanni: da Rimini in Mongolia in moto, in Africa con qualsiasi mezzo

Semplicemente viaggiare. Farsi trasportare dalle emozioni, intraprendere un viaggio alla scoperta di posti nuovi, inesplorati, riuscire a carpire e a capire la bellezza di tutto quello che ci sta intorno. Il viaggio inteso come scoperta di quello che sta fuori ma, soprattutto, di ciò che sta dentro di noi. Per vivere appieno questa esperienza bisogna lasciare a casa tutto quello che ci lega al nostro quotidiano. Computer, smartphone, e tutte quelle diavolerie moderne che ci hanno obnubilato mente e cuore. Lasciare tutto quello e partire, magari in sella a una moto, per un’avventura ‘on the road’. Proprio come ha fatto Matteo Nanni (33 anni), fotografo, motociclista, ma soprattutto viaggiatore che, questa estate, da Rimini è partito alla volta della Mongolia, in sella al suo fedele destriero motorizzato. Ma, cosa lo ha portato a percorrere migliaia di chilometri per arrivare dall’altra parte del mondo? 

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Quando le è balenato in mente questo viaggio in Mongolia?

«La Mongolia mi ha chiamato qualche anno fa. Era lì, al centro dell’Asia, incastonata come una grossa gemma tra la Russia Siberiana e la Cina e io dovevo raggiungerla, e via terra. Sarebbe stato grandioso vedere il mutamento del paesaggio fino a quella terra lontana che contiene il misterioso e poco esplorato Deserto del Gobi. Inoltre l’Est e tutti i suoi paesi mi hanno sempre interessato e incuriosito fin dalla prima esplorazione in India e Nepal, avvenuta nel 2004. Grazie a qualche amico motoviaggiatore ero venuto a conoscenza della possibilità di spedire la moto in Italia una volta raggiunta la capitale Ulan Bator, verificati quindi i giorni a disposizione per l’itinerario, ho deciso di partire senza voltarmi indietro».

Quanto tempo é durata questa avventura?

«La cavalcata da Rimini a Ulan Bator è durata esattamente 22 giorni, dal 22 luglio al 12 agosto, con l’attraversamento di 8 paesi e 6 fusi orari per un totale di 10.116 km esatti».

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Dove dormiva e dove si fermava a mangiare?

«In Russia non ho avuto particolari problemi in quanto il trasporto su gomma è molto diffuso e non è troppo difficile trovare una locanda o un motel dove ristorarsi e passare la notte. In Mongolia invece la situazione è più complicata per via dei lunghissimi tratti di strade non asfaltate nella steppa senza strutture e servizi. Questi lunghi tratti rendono necessario il free camping, quindi tenda, cibo e acqua al seguito risultano fondamentali».

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In questo lungo viaggio, ha incontrato molti pericoli? E che preparazione occorre per questo tipo di avventure? 

«Tutti i pericoli che ho incontrato erano legati alle condizioni delle strade, spesso malmesse, piene di lavori in corso e congestionate dal traffico di tir in Russia o completamente prive di asfalto e senza alcuna indicazione in Mongolia. Poi c’è il problema del ridotto numero di distributori di carburante in Mongolia che, unito all’assenza di vere e proprie strade e di indicazioni, aumenta il rischio di rimanere a corto di benzina. Direi che tutte le persone appassionate di viaggi e moto possono intraprendere questo viaggio. E’ chiaro che la passione, la voglia di partire e il coraggio di esplorare quello che per noi è ignoto sono fondamentali. La parte organizzativa riguarda principalmente le questioni burocratiche, come i visti e documenti personali e moto, quelle legate al rientro della persona e del mezzo e la meccanica della moto».

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Le piace di più viaggiare, le due ruote o fare fotografie?

«Mi ritengo, in primis, un viaggiatore, poi un fotografo ed un motociclista. L’ordine delle passioni è questo, anche se le tre cose ad oggi si sono fuse e fanno tutte parte della stesso progetto che mi guida dal 2011, nell’infinita esplorazione di questo mondo».

Cosa le ha lasciato questa esperienza?

«Tantissimo. Si dice che un anno in viaggio vale come 5 nella vita di tutti i giorni e penso sia vero. Le emozioni provate nell’arco delle tre settimane trascorse on the road sono state decisamente intense. Difficile descriverle tutte con parole e immagini e ancora più complicato metabolizzarle tutte quante nel breve periodo. Non dimenticherò mai l’ospitalità e la simpatia della popolazione russa incontrata lungo l’interminabile e affascinante Transiberiana e rimarranno sempre impressi nella mia mente i sorrisi e la felicità dei bambini Mongoli tra la steppa che mi ha accompagnato fino alla capitale Ulan Bator».

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Ha gia in mente il prossimo viaggio? Userà la sua moto oppure un altro mezzo?

«Sì certo, vorrei dedicare del tempo ai continenti ancora non ben esplorati, in particolare l’Africa. La moto è ad oggi per me il mezzo migliore per affrontare un viaggio, ma non vuol dire che eviterò di partire, perché impossibilitato ad usarla per qualche motivo. Prima verrà sempre il viaggio, con qualsiasi mezzo».

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Se volete ammirare gli scatti realizzati da Matteo Nanni del suo viaggio in Mongolia, potete trovarli sulla pagina Facebook e sul profilo Instagram, entrambi denominati ‘Matthew on the road’.

Nicola Luccarelli

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