Realizzare i propri sogni. Creare qualcosa di unico e che duri nel tempo. E’ il sogno di molti, soprattutto di tanti giovani, che non smettono mai di rincorrere le proprie aspirazioni. Decidere di buttarsi e vedere come va, affidandosi solo alla propria caparbietà e voglia di costruire qualcosa di importante. Grazie alla tecnologia, molte persone hanno inventato lavori impensabili fino 20 anni fa, nuovi metodi di fare impresa. Negli ultimi anni, ad esempio, è scoppiata ha fatto irruzione la stampa 3D e non si è più fermata. Realizzare oggetti solidi, grazie a una particolarissima stampante, partendo da un disegno fatto al computer, non è più magia ma realtà. Riccardo Bettini (21 anni) e Francesca Raffelli (22 anni) entrambi di Rimini (coppia nella vita e sul lavoro), hanno capito che attraverso questo apparecchio si poteva avviare un business interessante e così hanno iniziato a dare vita alla loro idea: la realizzazione una linea di gioielli con la tecnologia in 3D, che si chiama Mine. Come hanno fatto?
Francesca, a chi è venuta in mente l’idea di realizzare gioielli in 3D?
«Il progetto è nato per caso. Io e Riccardo eravamo in treno direzione Bologna e non sapevamo come passare il tempo. Avevo appena svolto un corso di Rhinoceros (un programma utilizzato per la modellazione in 3D, ndr) a Rimini e avevo stampato un anello in PLA (un tipo di filamento in plastica non tossico per stampare in 3D), alla fine del corso. Così Riccardo si rivolge a me e mi dice: “ma perché non ne disegni altri?”. Così, una sera, in treno, abbiamo disegnato i primi due modelli».
Riccardo, che tipo di studi avete intrapreso?
«A dir la verità, sto ancora studiando. Frequento la Facoltà di Architettura presso l’Università di Ferrara, ma ho sempre avuto una passione per il design e l’arte. Francesca, invece, si è laureata, a fine luglio, in Design del Prodotto Industriale a Bologna con il massimo dei voti e la lode. Ad oggi, sta frequentando il corso di laurea magistrale in Advanced Design con indirizzo Servizi per l’Ambiente, sempre a Bologna».
Riccardo, quanto tempo e denaro avete investito in questo progetto?
«E’ nato tutto come un gioco, quindi inizialmente abbiamo dedicato al progetto il tempo libero, qualche ora ogni tanto. Adesso che abbiamo ricevuto diverse proposte, ovviamente il tempo da dedicarci è maggiore. Ma lo facciamo con piacere, quindi per noi è davvero appagante. Per quanto riguarda il denaro, siamo entrambi studenti, a carico dei genitori, quindi stiamo investendo quello che siamo riusciti a mettere da parte in questi anni. Non una spesa enorme, ma sempre considerevole, essendo ragazzi di poco più di 20 anni».
Francesca, avete una stampante vostra per creare questi gioielli?
«No, non abbiamo una stampante nostra, perché per ora sarebbe un investimento troppo grande. I primi modelli sono stati stampati a Milano con macchine che utilizzano PLA, mentre la linea che sta per uscire è stata stampata a Sassuolo in un materiale diverso, il nylon. Tra le altre cose, il costo della seconda macchina è molto superiore al primo».
Riccardo, sicuramente questa è un’idea originale, ma sarà accessibile per tutte le tasche?
«Sicuramente sì. Abbiamo pensato di creare una linea finalizzata al pubblico più giovane, e quindi capiamo le esigenze dei ragazzi. La prima linea, realizzata in PLA, ha avuto un costo più basso per noi e quindi anche alla vendita sarà davvero ‘low cost’. Per quanto riguarda, invece, i modelli in produzione, realizzati in nylon con lavorazioni più costose e lunghe, il prezzo sarà leggermente più alto, ma pur sempre accessibile».
Francesca, voi siete la prova che in Italia, se uno vuole, può fare impresa. Potreste essere un esempio per tanti altri ragazzi come voi?
«In un momento in cui tutti criticano i giovani, e mentre c’è chi insinua che la maggior parte di noi non abbia voglia di lavorare e impegnarsi, penso che io e Riccardo siamo l’esempio che la passione e la creatività portino soddisfazione e gioia. Non mi piacciono le generalizzazioni. L’ambito che stiamo studiando apre tante opportunità a chi davvero ha la voglia, ma anche le capacità, di portare avanti progetti, e MINE ne è un esempio. Non aspiriamo a risultati altissimi, ovviamente ci fa piacere che ci sia interesse verso il nostro progetto, ma soprattutto perché è quello che amiamo fare. Spero che altri ragazzi come noi decidano di portare avanti ciò che più amano e riescano ad essere felici per ciò che fanno».
Riccardo, quali sono i vostri obiettivi per il futuro? Continuerete a produrre questi gioielli?
«Ora come ora, pensiamo di allargare la nostra linea di gioielli, disegnando anche collane e bracciali. Un domani, chissà. Abbiamo visto che i progetti nascono anche in situazioni banali, quindi non ci stiamo ponendo troppi obiettivi fissi. Speriamo che la maturazione dei nostri studi e la nostra crescita personale ci porti ad avere altre idee per il futuro».
Nicola Luccarelli