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Tangenti per protesi, il riminese arrestato si difende: “E’ un reato? In sanità lo fanno in tanti”

Non sapeva di commettere un reato: è quanto avrebbe dichiarato agli inquirenti Denis Panico, il 41 enne riminese responsabile commerciale dell’azienda Ceraver, multinazionale con sede italiana a Bologna, finita nel mirino di un’inchiesta della Procura di Monza, che ne ha ordinato l’arresto per associazione a delinquere assieme a tre chirurghi brianzoli.

I magistrati contestano a Panico e all’agente di zona Marco Camnasio versamenti ai medici di 75 euro, che potevano arrivare anche a 100, per ogni protesi acquistata dalle strutture sanitarie in cui operavano. Inoltre, a quanto risulta dalle intercettazioni trascritte nell’ordinanza di arresto del gip di Monza, ai chirurghi sarebbero stati assicurati altri benefit, come viaggi aerei, soggiorni in alberghi, cene, partecipazioni a congressi e perfino raccomandazioni per far assumere un’amica di un medic. Fra l’altro, in una conversazione avvenuta nell’ottobre 2014 fra Fabio Bestetti, ortopedico in servizio al Policlinico di Monza, e Denis Panico, quest’ultimo avrebbe invitato il medico a Riccione per il “Trauma meeting” promettendogli: «Sei ospite mio, che te ne frega?».

Tutti questi favori, nelle conversazioni fra gli indagati vengono definite “il distrurbo”. Di qui il nome delloperazione delle Fiamme Gialle – “Disturbo”, appunto – che ha portato a indagare 21  persone e arrestarne 14  tra rappresentanti, medici di base e chirurghi, oltre a una ventina di perquisizioni, con 100 uomini della Guardia di Finanza impegnati tra Bologna, Rimini, Monza, Milano, Lecco, Como, Bergamo, Varese, Torino e Salerno. Durante l’interrogatorio, il riminese avrebbe manifestato ai magistrati la sua sorpresa, in quanto nella sanità questi comportamenti sarebbero “diffusissimi”.

Ma l’accusa, ancora più grave, è anche che le protesi in questione fossero di qualità scadente. Un’imputazione cui gli arrestati negano con forza: Marco Camnasio, assistito dall’avvocato Gaetano Braghò, ha affermato che «le protesi sono approvate dal Ministero, non sono affatto di scarsa qualità». I chirurghi arrestati ribadiscono lo stesso concetto:
qualunque tipo di operazioni siano state fatte, non hanno prodotto alcuna lesione sui pazienti, nessun segnale di problemi successivi”, ha dichiarato ai giudici Bestetti, secondo quanto riferisce il suo legale Attilio Villa.

Ma i dubbi sulla qualità delle protesi sono giunti proprio dalle intercettazioni, oltre che dalla denuncia di altri medici. «Queste protesi fanno veramente c…. L’abbiamo messa ma non rimane appoggiata bene», commenta al telefono uno dei medici coinvolti. «Io quelle protesi non le userò mai, mangiano un sacco di osso», esclama invece un suo collega, che si era rifiutato di entrare nel “giro”. Ed è stato proprio un medico collega dei tre chirurghi arrestati a presentare la denuncia che ha dato il via alle indagini delle pm monzesi Manuela Massenz e Giulia Rizzo, coordinate dal procuratore monzese Luisa Zanetti, che ha parlato di «una gestione in spregio della salute dei pazienti».

 

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