Il PET è uno dei materiali più usati per l’imbottigliamento ad uso alimentare, primariamente concepito per il contenimento di bevande gasate (fino al 1973 vendute in bottiglie di vetro). Fin dalla sua messa in commercio il PET ha rivoluzionato il mercato dell’acqua in bottiglia, non più distribuita da fonti locali ma capace di aprirsi ad un mercato globale, tratto fondamentale della nascente società dei consumi. Il vetro, materiale principe per la distribuzione di bevande fino a quel momento, non si prestava a lunghi spostamenti, data la facilità con cui si potevano procurare crepe o addirittura rompere i contenitori. Nonostante i vari vantaggi e meriti da ascrivere al PET va però ricordato che in poco più di quattro decadi la diffusione di questo materiale ha messo a repentaglio un ecosistema sviluppatosi in millenni.
Che il PET offra dei benefici non si può nascondere ed è evidente se si tiene presente, ad esempio, la facilità con cui è possibile spostare ingenti quantità di bottiglie da un capo all’altro della nazione. Purtroppo gli effetti sull’ambiente sono ben lungi dall’esser positivi e questo non solo a fronte della ridottissima biodegradabilità del materiale. Il problema delle bottiglie in PET non è solo legato al loro smaltimento, tasto dolente in molte politiche ambientali degli ultimi anni, ma anche alle emissioni di carbonio presenti nelle varie fasi di produzione. Se si considera la produzione globale annua di PET, avremmo bisogno di una foresta delle dimensioni della Gran Bretagna per bilanciare le emissioni di CO² corrispondenti. Anche il trasporto delle bottiglie ha un certo impatto sull’ambiente a cui si sommano le emissioni derivanti dallo smaltimento per inceneritori.
Stando a dati recenti, l’Italia ha il primato europeo di consumo di acqua in bottiglia pro capite, tanto da poter riempire il colosseo otto volte all’anno. Questo primato è sorprendente se si considerano le sorgenti naturali presenti sul territorio nazionale. Per poter fare un passo verso la salvaguardia dell’ambiente si potrebbe cominciare a fare un uso cosciente di questo materiale, magari utilizzando l’acqua del rubinetto come possibile alternativa. Su quest’ultima opzione va detto che, nonostante il pregiudizio negativo, l’acqua corrente deve sottostare a rigidi standard e, nel caso ci fossero dubbi a riguardo, si possono effettuare test presso gli enti locali appositi. Il costante incremento dei consumi ci porta ad interrogarci su quanto il pianeta possa continuare a garantirci una certa sostenibilità. Fare un uso consapevole delle bottiglie in plastica è una responsabilità che si ha tanto verso l’ambiente che le generazioni future.
Per avere più informazioni a riguardo è possibile consultare quest’infografica prodotta dalla tedesca
http://trademachines.it/info/acqua-in-bottiglia/, con numeri relativi al mercato dell’acqua in bottiglia e ai falsi miti che esso comporta.