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Mense scolastiche. Rimini ribatte al report di Save the Children

L’Associazione Save the Children ha pubblicato oggi, a pochi giorni dalla riapertura delle scuole, il report “(Non)Tutti a Mensa 2017”, risultato di un indagine fatta per fotografare l’accessibilità e i costi delle mense scolastiche in Italia.

Il quadro che ne emerge  è “allarmante”: in 8 regioni italiane oltre il 50% degli alunni, più di 1 bambino su 2, non ha la possibilità di accedere al servizio mensa- recita il report, che sottolinea come continui inoltre ad esistere un forte divario tra Nord e Sud, dove ci sono ” le cinque regioni che registrano il numero più alto di alunni che non usufruiscono della refezione scolastica: Sicilia (80%), Puglia (73%), Molise (69%), Campania (65%) e Calabria (63%).”

Anche Rimini non sembra emergere come un esempio virtuoso. Il capoluogo romagnolo viene infatti citato nella sezione riguardante le agevolazioni alle tariffe applicate per il servizio di refezione scolastica, uno dei tasti dolenti del report, che sottolinea come la mancanza di una regolamentazione univoca a livello nazionale porti a disuguaglianze che non garantiscono a tutto il paese un accesso equo al servizio. Rimini a questo punto viene citata come uno dei comuni con una tariffa minima tra le più alte: 6 euro, quasi al triplo della tariffa massima prevista a Catania (2,30).

Una famiglia con un reddito annuale medio (ISEE 20.000 euro)  – prosegue il report – pagherebbe una tariffa uguale o inferiore a 3 euro in 8 comuni, mentre in 13 sarebbe applicata loro una tariffa uguale o superiore a 5 euro. Un nucleo con reddito annuale basso (ISEE 5.000 euro) sarebbe esentato dal pagamento in 9 comuni, a Rimini, Bergamo, Modena e Reggio Emilia pagherebbe una tariffa superiore a 3 euro. In ogni caso 27 comuni lo esenterebbero in caso di segnalazione dei servizi sociali.”

A poche ore di distanza dalla pubblicazione on-line del report, il Comune di Rimini replica all’Associazione Save the Children, per rettificare quanto presentato nel report:

A distanza di un paio d’anni ci troviamo ancora una volta a intervenire per precisare alcuni elementi dell’annuale pubblicazione, a cura dell’Associazione Save the Children, sulle mense scolastiche italiane. Questo perché a nulla evidentemente sono servite la precedente rettifica a mezzo stampa, e le successive specifiche scritte inviate, e nemmeno le spiegazioni data direttamente a voce dai funzionari riminesi nelle scorse settimane per spiegare nel dettaglio il sistema di calcolo ed esenzione delle rette scolastiche da parte del Comune di Rimini.

Proviamo ancora una volta, sperando di avere più fortuna e più ascolto da parte di un’associazione che pare più interessata al sensazionalismo che a riportare ogni situazione nel più corretto contesto.

Il Comune di Rimini prevede, e non da oggi, una esenzione TOTALE dal pagamento della mensa per le famiglie dei bimbi in difficoltà e dunque non è vero, come scrive Save the children, che esiste una tariffa unica e sola di 6 euro. La tariffa 0, ovvero l’esonero totale dal pagamento della mensa, a Rimini non viene decretato asetticamente per calcolo automatico dell’ISEE (un parametro peraltro non assoluto perché non tiene conto dei tassi territoriali di evasione) ma attraverso un colloquio con dei professionisti, gli assistenti sociali, che valutano tutta una serie di parametri, non solo economici ma anche famigliari, relazionali, educativi. Valutato il bisogno sociale si chiede e ottiene l’esonero per quella famiglia. A questo specifico fine sono stati investiti dal servizio sociale di tutela minori, solo nell’ultimo anno, 50 mila euro.

Questi sono i fatti, scritti, spiegati, ribaditi più volte a un’associazione che preferisce fare e scrivere altro. E visto che errare è umano ma perseverare lo è meno, valuteremo di qui in avanti l’opportunità di proseguire la nostra collaborazione – di fatto inutile ai fini dell’esposizione finale del report – con questo tipo di ricerca parziale e incongrua”.

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