Dalla Libia rispunta Giulio Lolli. Latitante da sette anni dall’Italia, l’ex broker di Rimini Yacht che si guadagnò l’ovvio soprannome di “Pirata”, si è fatto intervistare da Barbara Ciolli di Lettera43.it con il suo nuovo appellativo. Ora infatti è “Capitan Karim” e “guida le navi delle forze speciali libiche, in missione tra migranti e sfollati”. Quanto a dire: il flusso di disperati che fuggono dalle coste africane dipenderebbe anche da lui.
Se “la situazione in Libia è alquanto complicata”, la mirabolante vicenda del 51enne “bolognese di nascita e riminese di adozione”va oltre ogni più sfrenata fantasia. Passato dal dirigere una delle società di broker marittimo più importanti d’Italia al fallimento e alla fuga in barca a vela fino alla Libia, inseguito da un mandato di cattura internazionale spiccato dalla Procura di Rimini. In virtù del quale, Lolli viene incarcerato a Tripoli, poi amnistiato allo scoppiare della rivoluzione, quindi immediatamente rimesso in un carcere politico in quanto “pericolosissimo“: «evidentemente su indicazione dei magistrati di Rimini», commenta lui.
Ed è proprio con il tribunale riminese che i conti sono ancora in sospeso. E Lolli non lo accetta: «La Corte di Tripoli, in primo grado e poi in appello, ha respinto le richieste di estradizione da Rimini per un’accusa per me infamante: estorsione. Non nego la grande truffa degli yacht in leasing, su quello ho patteggiato con i giudici di Bologna. Ma il resto è troppo».
Il troppo però sembra una costante in quello che fa impallidire il più frenetico degli action movie. Lolli viene liberato sotto i bombardamenti degli occidentali, si unisce ad altri evasi politici e marcia assieme a loro contro il bunker di Gheddafi, si arruola volontario nei Thuwar, si converte all’Islam, partecipa alla conquista di Sirte, ultima roccaforte del regime.
Troppo? Macché. Seguono la guerra contro l’Isis a Derna e quindi la promozione sul campo: «Sono l’unico straniero occidentale a essere diventato un comandante degli ex ribelli rivoluzionari libici. Sì, mi hanno dato un riconoscimento al merito per aver preso parte alla storica battaglia di Bab al Aziziya, nel 2011. E un altro per aver salvato di notte 62 feriti sfollati da Bengasi, nel Golfo della Sirte, pompando acqua dalla loro barca alla deriva».
Stando a Lolli, il comando delle “forze speciali della Guardia costiera libica” comprende «in tutto 153 uomini, dei quali io sono uno dei capitani». Per l’esattezza il suo grado è di «capitano di corvetta presso la Marina militare di Al Nawassi che dipende dal Ministero della Difesa del Governo Di Tripoli, unico governo nord-africano impegnato sul campo a combattere contro l’Isis».
Ma non solo: «Gestiamo la grande dogana e, come ufficio di sicurezza marittima, anche le procedure e i reati in materia d’immigrazione e di traffici illeciti, normalmente non di competenza dell’esercito. Blocchiamo carichi di migranti e anche di droga».
Lolli blocca i migranti? «Certo, dal 2012 ne abbiamo intercettati e riportati in Libia circa 10 mila, in collaborazione con la Mezzaluna Rossa, la Croce rossa dei Paesi musulmani: chi aveva bisogno è stato curato e assistito, è tutto rendicontato al governo di Tripoli e all’Onu».
Alla prossima puntata.