Questa mattina sono iniziati i sondaggi archeologici preliminari a Porta Galliana, una delle superstiti porte che si aprivano nella antiche mura della città di Rimini e da secoli parzialmente interrata, oltre che recentemente deturpata con la vernice.
L’area è stata transennata e gli scavi sono già iniziati, sotto la supervisione di Maurizio Cartoceti della società adArte. I sondaggi serviranno a capire in che modo si dovrà procedere per liberare la Porta e farla ritornare completamente alla luce. I risultati delle indagini forniranno elementi per una valutare i costi effettivi dell’intera operazione. Già ai primi copli di badile sono emersi elementi recenti che non rendono facili lo sterramento: la base in cemento di un traliccio elettrico che sorgeva proprio accanto alla Porta medievale e una centralina idrica in funzione con relativi condotti.
Come si legge nel sito del Comune di Rimini, “Questa porta cittadina fu costruita nel Duecento a collegamento della città con la zona del porto lungo il fiume Marecchia. Era parte della cinta muraria difensiva dovuta all’ampliamento della città in epoca federiciana (sec. XIII). Sostituì un’altra porta spostata leggermente più all’interno della città”.
Nel 1371, la descrizione di Rimini del Cardinale Anglico de Grimoard ne parlava così: “Porta Galiana ad cujus custodiam muratur unus Comestabilis cum VIII paghis”. Dunque una delle porte più importanti di Rimini: solo Porta San Genesio, che sorgeva all’esterno dell’Arco d’Augusto, era presidiata da un corpo di guardia più numeroso: un Conestabile e dieci “paghis“, mentre l’altra porta con otto “paghis” era quella di S. Andrea e alle altre cinque spettavano solo due “famuli” ciascuna.
“Nel XV secolo – prosegue la scheda – fu restaurata dal signore di Rimini, Sigismondo Pandolfo Malatesta (1417-1468): lo si desume dal fatto che agli inizi del XX secolo in alcuni scavi fu ritrovato un deposito di medaglie malatestiane impiegate dallo stesso Sigismondo per indicare le opere da lui realizzate o ristrutturate. Dal bassorilievo di Agostino di Duccio (databile fra il 1449 e il 1455) conservato nella cappella dei segni zodiacali nel Tempio Malatestiano, possiamo intuire come si presentasse la porta nel Quattrocento. Non è un caso che lo scultore la rappresenti in primo piano: si trattava infatti di un’opera sigismondea”.
“Nel XVI secolo la porta fu chiusa e sostituita con un torrione che nel Settecento risulta essere chiamato “Torrione dei Cavalieri”. Recenti indagini archeologiche hanno dimostrato che al centro dell’arco passa un condotto fognario moderno (cinque-seicentesco)”.
Queste ultime ricerche furono dovute al Rotary Club Rimini, che già nel 1990 si era fatto promotore di un progetto di recupero a cura dell’architetto Mauro Ioli con la collaborazione di B. Piscaglia e M. Emanueli. In tempi più recenti l’Arrsa (Associazione riminese per la ricerca storica e archeologica) ha compiuto una serie di rilievi. Il Rotary Club dal canto suo aveva realizzato uno scavo di sondaggio sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza archeologica di Bologna e del Museo della città di Rimini. I lavori eseguiti avevano consentito di determinare la consistenza del manufatto sotterrato e l’originaria quota della soglia dell’antica porta.