Il Popolo della Famiglia di Rimini continua a fare da sponda a Matteo Montevecchi, consigliere comunale eletto in Fratelli d’Italia, nella sua crociata contro il Festival di Santarcangelo:
A proposito del Festival di Santarcangelo, ci pare giusto e finanche doveroso che “la politica voglia salire sul palco” – per riprendere il titolo di un articolo del Resto del Carlino dedicato all’argomento – se non altro perché l’evento riceve “una valanga di soldi pubblici”, come ci ricorda lo stesso quotidiano. Ben venga quindi l’attenzione da parte di chi ha compiti di verifica e vigilanza politica su come l’Amministrazione spende i soldi di tutti, avendo ricevuto anche per questo il consenso dei cittadini.
Dario Fo e Leo De Bernardinis tra i padri nobili del Festival? Benissimo, questo da lustro al Festival e alla città di Santarcangelo, ma non ci si può parare dietro i grandi nomi per giustificare ogni scelta, anche perché il Festival in questi anni è molto cambiato e ogni edizione ha una sua storia.
Noi poniamo una questione semplice e circoscritta, che non è un giudizio sull’estetica o sul teatro sperimentale o di avanguardia, ed è questa: fatta salva la preparazione e la professionalità di
coloro che lavorano per la realizzazione di questo importante evento, non possiamo non dire che l’arte disconosce e nega la sua funzione allorché si mette al servizio dell’ideologia e del “mainstream”, ed è quello che sta accadendo al Festiva di Santarcangelo, che nei contenuti appare più come un Festival di retroguardia per quanto risulta essere schiacciato sull’ideologia oggi dominante.
Quindi a noi pare che il Festival tradisca la propria missione nella misura in cui voglia interpretare l’avanguardia culturale: la rivoluzione sessuale è una cosa vecchia di cinquant’anni e più e ha completamente perso ogni appeal trasgressivo per vestire i panni del bolso conformismo.
Il Popolo della Famiglia non è un movimento confessionale, ma la nostra bussola politica è la dottrina sociale cristiana e non possiamo non esprimere la nostra contrarietà per il fatto che una Parrocchia si presti a fungere da sgabello al Festival così com’è oggi. Questo lo diciamo con il massimo rispetto verso don Andrea Turchini e i suoi collaboratori.
Il Popolo della famiglia – Rimini