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Rimini, progetto Tiberio: il parere di Giovanni Casadei

Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di Giovanni Casadei, responsabile urbanistica della segreteria comunale del Comune di Rimini e presidente della Terza Commissione (organo competente in Urbanistica, Ambiente Mobilità e infrastrutture e qualità urbana) sempre del Comune di Rimini. Casadei replica alla posizione di Roberto Ricci, Presidente Ordine Architetti PPC Prov. di Rimini, che aveva espresso negli scorsi giorni disappunto per il modo in cui il bando di concorso del progetto Tiberio era stato gestito, perdendo l’occasione di un confronto pubblico.

Come consigliere dell’ordine degli architetti, condivido pienamente la posizione del presidente Roberto Ricci.

Come responsabile urbanistica della segreteria comunale del partito democratico e come presidente di terza commissione, trovo necessario puntualizzare e approfondire alcuni temi politici.

E’già stato evidenziato come gli obiettivi generali, le linee di sviluppo e di intervento dell’amministrazione, non siano arbitrarie, ma siano il frutto del percorso condiviso e virtuoso generato dal piano strategico, scelte che vanno molto oltre le generiche soggettività. E su questo mettiamoci un punto. Fino a qui tutto bene.

Da un punto di vista puramente operativo, penso non ci sia nulla di scorretto nel metodo scelto dall’amministrazione e sviluppato con professionalità e capacità degli uffici comunali. Si muovono su preciso mandato della politica nell’ alveo della norma.

Anche molte delle obiezioni che sono state poste recentemente da singoli, associazioni e partiti, penso navighino nel mare dell’opinabile, vengono posti molti temi, alcuni condivisibili, molti altri no, ma non è questa la sede, ed alla fine anche io mi aggiungerei al coro degli opinanti .

L’argomento principale lo ritengo però squisitamente politico.

Quella del rapporto tra potere e progettisti, è una storia lunga come il mondo, dagli architetti di corte a quelli dei dittatori (sono agli archivi le lettere di autopresentazione di Le Corbusier e F.L.Wright a Benito Mussolini ) , fino agli architetti di partito, una storia alla quale la democrazia in Italia non è ancora riuscita ad opporsi con una alternativa credibile, ma l’alternativa c’è ed è il concorso di progettazione o concorso di idee, soprattutto quando la delicatezza del programma lo consiglia.

Sembra una questione irrilevante, di forma, di metodo, ma ci sono situazioni nelle quali il metodo fa la sostanza, e la fa sotto molti aspetti:

LA QUALITA’

Anche i migliori possono sbagliare, il concorso di progettazione sposta la valutazione, dalla qualità del progettista , dal suo curriculum, alla qualità del progetto.

In una competizione concorsuale pulita, tutti i partecipanti sono spinti a dare il proprio meglio, a puntare tutto sull’unica arma che possono brandire, il progetto.

Il Banditore, avrà la possibilità di scegliere tra tanti, il progetto che risponde meglio alle necessità univocamente esplicitate nel bando.

LA CONDIVISIONE:

Con tanti progetti in mano, si possono fornire alla cittadinanza occasioni di discussione e valutazione dei progetti in essere, si possono creare le occasioni di scelte condivise, che non accontenteranno mai tutti, ma che saranno chiare nel percorso, trasparenti nelle scelte e lontane dall’alimentare sospetti.

Si può generare un dibattito coinvolgente.

L’INNOVAZIONE

È un fatto puramente matematico/statistico, nel più ci sta il meno, è quasi certo che nella varietà delle tante proposte risiederanno i contenuti più innovativi, quelli fuori dagli schemi e imprevedibili.

LE OPPORTUNITA’

Un partito di governo, che vanta di volersi aprire al civismo del fare ed alle professioni, non può e non deve trascurare questo tema.

Un’amministrazione comunale, nel proporsi come promotore del fare, non può e non deve sottovalutare il prezzo da pagare, sia economico che sociale.

Passare dal progetto del progettista che conosco e che mi piace, o che mi costa poco, alla scelta del progetto migliore, indipendentemente da chi lo abbia prodotto è vera innovazione; significa favorire il circolo e l’utilizzo delle migliori energie a disposizione, significa andare a cercare il meglio, ovunque si trovi e offrigli l’opportunità di emergere.

In un mercato soffocato da monopoli e invalicabili barriere all’ingresso, un’ amministrazione di centro sinistra, deve porsi come priorità l’abbattimento delle barriere di conservazione delle posizioni dominanti e innescare un processo virtuoso, generando opportunità.

AVVERTENZE:

Non vale la polemica sui progettisti che si sono in passato arricchiti alle spese della politica, i matrimoni si fanno in due, quelli li sceglieva la politica.

Non vale la polemica sui tempi, le cose vanno fatte bene, se si fanno bene, i tempi si possono contingentare senza gravare sul risultato.

Quando un comune ha un gruppo di progettisti capaci ed esperti, può benissimo tenersi la progettazione esecutiva, pur con la direzione artistica del vincitore del bando.

Perché il meccanismo funzioni, si impongono una scelta accurata della giuria, magari spaziando anche oltre frontiera, ed una definizione dettagliata delle volontà , delle priorità e delle esigenze dell’ente banditore“.

Giovanni Casadei, consigliere comunale Partito Democratico

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