La rassegna estiva di incontri con libri e autori organizzata dall’Assessorato alla Cultura in collaborazione con la Biblioteca comunale di Villa Verucchio, giunta alla X edizione, si tiene tutti i giovedì sera del mese di giugno; gli incontri si svolgono all’aperto, in piazza Europa, a partire dalle ore 21.15, con ingresso libero; in caso di maltempo, ci si sposta all’interno della Sala civica Tondini, sopra la biblioteca comunale.
Giovedì 29 giugno, doppio e ultimo incontro dell’anno 2017:
GIULIA BRAVI presenta: “Cuore quarantena” CartaCanta Editore, 2017. Relatore: Bruno Bartoletti;
LORENZO SCARPONI presenta: “E’ mi fiour”, Pazzini, 2016. Relatore: Fabio Bruschi.
“Cuore quarantena” è una raccolta di poesie nata dall’incontro con le storie contenute nell’Archivio Storico del Banco di Napoli e messe a disposizione dalla Fondazione in occasione del Premio “Il banco dei poeti”. È un incontro con le persone, i fatti, i luoghi che abitano quelle pagine antiche – inesauribili scrigni di nomi e di giorni. E’ la voce dell’autrice prestata a storie che non possono morire, a uomini che continuano a chiedere di essere ascoltati: Maria D’Avalos, Carlo Gesualdo “Principe di Venosa”, Fabrizio Carafa: tragici protagonisti dell’omicidio avvenuto nella notte tra il 17 e il 18 ottobre 1590, vittime di un “amore sempre imperfetto” – un amore che sbaglia le diagnosi, che si sporca, che uccide.
È anche la storia tremenda della peste che colpì la città di Napoli nell’anno 1656, dell’amore impotente che chiede una salvezza impossibile quando la fine dei tempi sta arrivando.
Nelle pagine del libro vivono i pazienti dell’Ospedale degli Incurabili, ricoverati per pazzia: sono loro le storie contenute in “Cuore quarantena”. È loro questo libro.
Scrive Davide Rondoni: «La vita si ammala, si corrompe, e la vita lotta per restare se stessa, il cuore è la sua continua “quarantena” – luogo dove il sangue viene pompato a riaffluire, e il sangue pazzo dell’amore, e il sangue lucente della carità. Il luogo dove la vita si riconosce nella sua vera natura, che non è di malattia ma di dono. […] La Bravi mostra una seria ricerca di stile proprio e offre il suo cuore a quarantena di tutto il dolore e della lotta delle creature che le hanno parlato dalla ombra dei tempi. E che ora parlano a noi».
Giulia Bravi è nata a Rimini nel 1996. È diplomata al Liceo classico e studia Lettere /Culture Letterarie Europee, all’Università di Bologna. È stata vincitrice dei premi: Edgardo Cantone (2014, 2015, 2016), Agostino Venanzio Reali (2014, 2015), Il Banco dei Poeti (2016).
Frequenta il Centro di Poesia dell’Università di Bologna e collabora con la rivista letteraria clanDestino, diretta da Davide Rondoni e Gianfranco Lauretano.
Suoi testi compaiono su riviste, blog di poesia e nella trasmissione televisiva “In che verso va il mondo”, a cura di Davide Rondoni. Cuore quarantena è la sua opera prima.
E’ mi fiòur il libro di poesia in lingua dialettale di Lorenzo Scarponi stampato presso Pier Giorgio Pazzini di Verucchio; E’ mi fiòur ‘ è un libro di cadute e sogni, accoglie motivi e moti dell’animo, amore e dolore della vita in sè e per sé: cos’altro è l’esistenza se non quella espressa con fresca musica ne’ La vóita, La vita?: «Agl’éli d’na pavaiòta. / L’udòur d’na rósa. / E’ dulòur dal spòini.», / «Le ali di una farfalla. / Il profumo di una rosa. / Il dolore delle spine.». Un testo che per bellezza nuda e basica ricorda il miglior Tonino Guerra, l’impareggiabile cantore de I bu, scrive Manuel Cohen. Lorenzo Scarponi non ama definirsi un poeta: dice che e’ scróiv dal ròbi, scrive delle cose che gli passano per la mente, e nemmeno performer; Fabio Bruschi dice di lui che sul palco è uno che si vede subito che c’è; vedi uno piccolo, rasato, naso dritto, ma àenca da zét quel palco lo riempie, Lorenzo Scarponi è oggi una delle voci più vive della poesia nel nostro dialetto contemporaneo, dalla rivisitazione dell’Inferno dantesco allo scavo sui grandi romagnoli, Raffaello Baldini su tutti.
Lorenzo Scarponi nasce a Bordonchio (Bellaria Igea Marina), al centro del cosiddetto “triangolo del dittongo”, dove si uniscono i musicali dialetti di Santarcangelo, Savignano e San Mauro. Dopo una felice esperienza scenica con il commediografo riminese Guido Lucchini e il suo “E’ Teatre Rimnés”, si avvia alla scrittura di poesia in dialetto, ricevendo vari riconoscimenti. [frequenta seminari con Ivano Marescotti e laboratori con Gianluca Reggiani, Compagnia del Serraglio e Riccione Teatro;] Partecipa a diverse esperienze teatrali tra cui, al Teatro Corte di Coriano, La fèma, di Francesco Gabellini per la regia di Davide Schinaia; al ‘Teatro Degli Amici’ di Bordonchio, presenta la lettura scenica di Pgnul, rivisitazione in dialetto del Pinocchio di Collodi, testo di Maurizio Balestra, musiche di Giampiero “Pepe” Medri. E’ protagonista, con Attilia ‘Tilla’ Pagliarani, di La guèra, recita poetica contro la guerra nei versi di vari poeti locali, da un soggetto di Fabio Bruschi. A Cattolica, per la stagione teatrale 2013/14 è chiamato da Silvio Castiglioni in Tutto Pedretti, montaggio teatrale delle poesie di Nino Pedretti; invitato a Pesaro per “L’angolo della poesia” propone Raffaello Baldini; è ‘banditore di santi e poesie’, performer, danzatore e dicitore in Street Poetry –Poesia di strada al Mercato Coperto, che inaugura ‘Lingue di confine’, rassegna di dialetto contemporaneo a cura di Fabio Bruschi per il comune di Rimini; ancora ‘banditore di santi’ debutta alla Fiera di Sant’Apollonia con La Pulògna, i dint e e’ paèpa; “La fèsta in s’l’èra” lo vede interprete di un’ operetta in dialetto per coro e orchestra. Traduttore e applaudito interprete dei celebri canti danteschi di Paolo e Francesca, Ulisse e Ugolino, ha un vasto repertorio di interpretazioni dei grandi poeti romagnoli, Raffaello Baldini su tutti.
Fabio Bruschi ha celebrato i cinquant’anni di attività come organizzatore culturale: il 18 giugno del 1967 si svolgeva, nel ghetto abbandonato di Ruscello, sopra Sarsina, una ‘gita western’ di GS, oggi si direbbe un ‘war-game’, ideato da Bruschi. Dall’organizzazione di cortei e manifestazioni nel ’68 all’ideazione del rock-club Slego di Viserba; dalla trentennale direzione del Premio Riccione per il Teatro alla altrettanto lunga esperienza come amministratore del Festival di Santarcangelo; dalla riscoperta del dialetto nell’arte, nella cultura e nella vita contemporanea per la rassegna ‘Lingue di confine’, all’iniziativa che ha riannodato il rapporto tra il grande linguista Tullio De Mauro e la città di Santarcangelo.