Magari non sarà stato Sigismondo a scoprire l’America, come sostengono alcuni spericolati ricercatori, ma di sicuro l’America ha scoperto Sigismondo e non da oggi. Tanto è vero che il signore di Rimini sarà celebrato a Los Angeles il 25 e 26 gennaio 2018. L’iniziativa è di Massimo Ciavolella (premiato con l’ultimo Sigismondo d’Oro), Ferruccio Farina e Bryan Keen. Sarà un convegno internazionale di studi dal titolo “The power of arts, the power of fame – The extraordinary Renaissance Court of Sigismondo Malatesta Lord of Rimini – A Sexcentennial Look” (Il potere delle arti, il potere della fama – La straordinaria corte rinascimentale di Sigismondo Malatesta, Signore di Rimini).
Anche questo appuntamento, dunque, rientra fra quelli indetti in occasione dei seicentesimo anniversario della nascita di Sigismondo. Ma è indipendente dalle iniziative che si tengono a Rimini a partire da oggi. È promosso dal Centro Studi medievali e rinascimentali dell’Università della California (la celebre UCLA) e dal Getty Museum di Los Angeles. Vi prenderanno parte noti studiosi dell’arte e della storia del Rinascimento, che arriveranno da New York, Washington e altre città americane ed europee.
Dunque Sigismondo, il Tempio, i Malatesta sono in grado di catturare l’attenzione del mondo culturale internazionale molto più di quanto qualcuno immagini fra le mura di Rimini. «È dal 2006 – conferma Ferruccio Farina – che organizziamo negli Stati Uniti iniziative sui Malatesta e su Francesca da Rimini. E la lista degli studiosi americani che se ne sono occupati e che se ne occupano è lunghissima, così come i libri pubblicati Anche nel 2016 è uscito uno studio ben argomentato di Antony F. D’Elia, “Pagan Virtue in a Christian World: Sigismondo Malatesta and the Italian Renaissance”. Noi a Rimini possediamo un patrimonio davvero sottovalutato».
In che senso? «Stiamo parlando di uno dei protagonisti assoluti della cultura umanistica – spiega Farina – e il suo Tempio ne è un manifesto filosofico, prima ancora che architettonico. Pensiamo solo alla scelta delle pietre. Sigismondo riutilizzò i materiali antichi non per “risparmiare”, come dice qualcuno, ma per far rivivere l’antichità classica, reinventandola in modio originale e geniale. E anche sul fatto che il Tempio sia rimasto incompiuto, ce ne darebbe da dire…».
Dica.. «Anche Santa Croce a Firenze o il Duomo di Milano erano delle “incompiute”, che sono state finite solo nel Novecento. Quasi nessuno dei creatori dei capolavori rinascimentali ha potuto vedere la propria opera compiuta. A portare a termine quelle opere sono state le città, magari impiegandoci dei secoli. Quindi non è proprio esatto dire che il tempio malatestiano è rimasto incompiuto perché Sigismondo aveva finito i soldi: questo è vero, ma poi fu la città di Rimini che non potè, o non volle, o tutt’e due le cose, realizzare il progetto dell’Alberti».
E cosa dovrebbe fare Rimini per valorizzare appieno questo patrimonio? «Investire. E investire nella qualità. Le feste vanno benissimo, vanno bene le emozioni di una serata, ma noi potremmo entrare a pieno titolo e in modo permanente nel circuito culturale del Rinascimento italiano. Una strada lunga, da coltivare con pazienza e determinazione. Ma è un traguardo che col tempo è del tutto alla nostra portata, oltre che doveroso per valorizzare i nostri gioielli come meritano».
Stefano Cicchetti