Inaugura sabato 6 maggio alle ore 18 nella chiesa di Sant’Agnese (via Garibaldi, Rimini) la mostra L’arte e l’andare o Dell’andare visto con l’occhio dell’arte.
Espongono gli artisti Irene Podgornik Badia, Stefano Campana, Concetta Ferrario, Giancarlo Frisoni, Giovanni Giulianelli, Fabrizio Pavolucci, Leonardo Rossi, Cecilia Coppola, Caterina Sanzo, Maurizio Vitri.
“Corollario e compagna di strada dell’iniziativa ciclo/solidale “I ride for Africa”, la mostra è metafora dell’andare stesso, delle sue motivazioni, della sua percezione del paesaggio – spiega il curatore Moreno Mondaini –. Così, alla fatica, alla passione e all’impegno sociale raccontati da chi è andato pedalando, si sostituiscono, ora, i racconti di chi va creando, complice il pennello, la matita, il pastello o la materia stessa”.
La mostra, in collaborazione con la galleria No Limits To Fly, rimane aperta fino al 4 giugno 2017 tutti i giorni dal martedì alla domenica, ore 16-19. Ingresso libero.
Moreno Mondaini:
“La testimonianza e la memoria più vera dell’andare, con le sue partenze, i suoi arrivi, i suoi tracciati, non sempre è quella immediata degli occhi o dell’obiettivo fotografico. È necessaria una dimensione, altra, che parli della realtà usando un linguaggio, altro, più emozionante e visionario. Questo linguaggio è quello dell’arte.
Con le sue intuizioni e il suo immaginario, aiuta a vedere quella stessa realtà da altri punti di vista, fautori di altre comprensioni. Questa è l’ambizione delle opere esposte, create da artisti di varia formazione e storia, che si emozionano nel raccontare paesaggi e varia umanità.
Artisti, dal forte sentire, che raccontano di luoghi conosciuti o semplicemente immaginati. Opere visionarie si relazionano così con opere di fanciullesca e disarmante creatività.
Artisti con le loro opere da una parte, ciclisti con i loro tracciati tra montagne, vallate e città, dall’altra, raccontano, ognuno a proprio modo, la bellezza del paesaggio, naturale o artistico che sia, oltre l’idea stessa dello spazio e del tempo, come immagina il poeta Alfredo Oriani “La bicicletta siamo noi che vinciamo lo spazio e il tempo: soli senza nemmeno il contatto con la terra che le nostre ruote sfiorano appena” (“Bicicletta” di Alfredo Oriani – 1852/1909).
L’arte, come il pedale, aggrega appassionati compagni di strada, li porta lontano, libera la mente e lascia spazio a nuove immagini, nuovi orizzonti, nuove conoscenze.
Un’Italia storicamente divisa, sembra ritrovarsi unita nella condivisione di impegni civili e passioni forti, verso cui attivare energie da spendere in iniziative con al centro l’amore per l’arte, per gli altri.
Non è un caso l’accostamento arte/bicicletta. Ambedue muovono e commuovono il profondo del nostro cuore e ci riportano a quel tempo dell’infanzia in cui possedere una bicicletta significava autonomia e libertà di movimento, come disegnare con la matita o creare con il pennello significava conoscere, conoscersi”.