Da originaria sede della Camera del Lavoro a futura Casa della Solidarietà. Non è un caso che dall’altra parte della strada, proprio di fronte, in viale Ceccarini 191, si sia insediato il comitato elettorale del candidato sindaco Sabrina Vescovi: “La nostra è stata una scelta fortemente simbolica. Quella struttura è stata costruita dai riccionesi nel loro tempo libero, chi mettendoci soldi propri chi firmando cambiali. Riccione merita che torni ad essere un suo presidio sociale strategico. Uno spazio per la consulta della solidarietà e per le tante associazioni di volontariato impegnate sul territorio, indispensabili supporti dell’azione amministrativa. Un’impagabile ricchezza per una città che si sta seriamente impoverendo. E quindi realtà imprescindibili per il governo del territorio“.
Chiusa da quando l’amministrazione Tosi ha deciso di metterla in vendita a 3 milioni e 300mila euro, la sede dell’ex Camera del Lavoro tra l’altro, come tutte le strutture abbandonate a se stesse, ha un sempre più evidente bisogno di riqualificazione: “Se domani mattina arrivasse qualcuno pronto ad acquistare la palazzina a quella cifra sarebbe il benvenuto. Anche se comunque con parte di quei soldi sarebbe giusto restituire quel che è stato tolto alle associazioni. Ma siccome riteniamo che quella della vendita sia un’ipotesi improbabile ci adopereremo per riaprire quanto prima possibile le porte dell’ex Camera del Lavoro, riqualificandola come Casa della Solidarietà. E’ giusto restituirle la sua funzione sociale”.
Incontrando alcune delle associazioni che si occupano di volontariato a Riccione, tante e diversamente impegnate, Sabrina Vescovi ha raccolto una forte richiesta di un dialogo costruttivo con la prossima amministrazione: “Il sostegno può essere di diverso tipo, non solo economico, ma anche organizzativo o strutturale. Ma per poter supportare chi fa così tanto per la città, ognuno con la sua attenzione specifica, dagli anziani non autosufficienti ai disabili, ma anche famiglie in difficoltà, integrazione degli stranieri, occorre rimettere al centro l’ascolto e il confronto. Ed è da qui che ripartiremo”.