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Caso Notaro, Maurizio Costanzo diffamò il giudice: dovrà risarcire i danni

Gli era costata già una diffida, adesso è arrivata una condanna per Maurizio Costanzo, 84 anni, giornalista e presentatore televisivo, accusato di diffamazione aggravata nei confronti del giudice per le indagini preliminari di Rimini, Vinicio Cantarini, 56 anni, nativo di Loreto.

La giudice Maria Elena Cola del Tribunale di Ancona ha inflitto un anno di reclusione, con la sospensione della pena subordinata al pagamento di 40mila euro come risarcimento danni alla parte offesa. La sentenza è arrivata mercoledì scorso. Trattandosi di un giudice parte offesa, costituito parte civile con l’avvocato Nazzareno Ciucciomei, il processo è stato tenuto in un tribunale diverso da quello dove esercita ; per Rimini ha competenza Ancona.  Il 20 aprile 2017 al Maurizio Costanzo Show il conduttore si era concesso un commento sulla decisione del giudice che aveva disposto il divieto di avvicinamento, anziché i domiciliari come chiesto dalla procura, per l’ex fidanzato di Notaro, Edson Tavares, per episodi precedenti allo sfregio con l’acido su Notaro avvenuto il 10 gennaio 2017.

In trasmissione, Costanzo ospitava anche Jessica Notaro che parlava al pubblico per la prima volta a tre mesi dall’aggressione subita: «Complimenti a questo gip – aveva detto Costanzo – vogliamo dire il nome del gip che ha fatto questo? Diamo il nome. Io mi voglio complimentare col gip. Dico al Csm, al Consiglio Superiore della Magistratura: fate i complimenti da parte mia a questo gip che ha deciso questo».

La difesa di Costanzo ha cercato di sostenere che da parte del conduttore non c’era alcuna volontà diffamatoria, per quanto il nome del gip fosse ai più chiaro pur non essendo mai stato fatto esplicitamente. Al ministro della Giustizia dell’epoca, Andrea Orlando, Costanzo lanciò anche un appello: «Faccia un’inchiesta su questo gip perché non ha fatto quello che gli ha chiesto il pm di tenere questo qui agli arresti domiciliari, di dov’è? Di Rimini?».

Secondo l’accusa, Costanzo avrebbe offeso la reputazione del giudice «lasciando intendere che le conseguenze gravissime derivate alla donna fossero conseguenza dell’atteggiamento inoperoso o superficiale dello stesso giudice che, non era stato sufficientemente vigile nel seguire l’evoluzione della vicenda»

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