Un medico del pronto soccorso ortopedico di Rimini di 62 anni, un ex-borker assicurativo cinquantottenne e un trentaseienne già noto alle forze dell’ordine per vari precedenti di Polizia, tra cui un tentato omicidio avvenuto a Napoli. Eccoli i tre personaggi attorno a cui ruotava una vera e propria organizzazione criminale operativa dal 2013 al 2018 dedita ai reati di frode assicurativa e corruzione. Il sodalizio fu smascherato nella primavera del 2019 ma ora la vicenda approda in Tribunale con 28 soggetti alla sbarra.
Le due menti principali dell’organizzazione criminale – va detto – erano quelle del medico del Pronto soccorso di Rimini e del ex broker. Personaggio per ovvi motivi esperto in materia di infortunistica, permetteva ai sui complici di districarsi agilmente nel labirinto normativo dell’universo assicurativo. Le altre persone indagate sono gli “infortunati”, tutti clienti dell’intermediario, che ha svolto il ruolo di agente assicurativo. Sotto la sua regia, il medico rilasciava false dichiarazioni che attestavano che l’assicurato patisse danni fisici piuttosto rilevanti dopo incidenti finti o simulati. Le visite venivano svolte tutte all’interno del Pronto Soccorso Riminese. I clienti, cosa rilevante, erano in gran parte soggetti dalle scarse possibilità economiche, in barba alle plurime polizze che andavano stipulando grazie all’ex broker. Addirittura, con il bene placito dell’ortopedico, riuscivano a scavalcare la fila e a evitare di passare in accettazione al Pronto Soccorso. In più, dopo aver ottenuto il rilascio di false certificazioni mediche, venivano addirittura esentati dal pagamento del ticket. In cambio, spesso e volentieri, rifornivano il medico di regalie varie come formaggi e sigarette.
Di fondamentale importanza nel corso delle indagini, sono state le intercettazioni telefoniche e video ambientali direttamente nell’ambulatorio del medico, nonché i servizi di controllo e pedinamento. In particolare, l’abitazione dell’assicuratore è stata sottoposta a perquisizione e l’hard disk rinvenuto tra le mura domestiche è stato sequestrato dalla Polizia Giudiziaria. Gli inquirenti hanno quindi scandagliato il supporto informatico rivenendo alcune cartelle denominate “progetti”. Il materiale rinvenuto ha permesso di appurare che l’ex broker era capace di agire in maniera meticolosa e precisa redigendo documenti che comprovavano con descrizioni accurate e minuziose i dolori accusati dagli “infortunati” e le false terapie intraprese per guarire.
Le attività illecite del sodalizio avrebbero fruttato circa 400mila euro di “guadagni”