“Gentile Sindaco, proprio oggi, per chi come me e noi tutte donne degli anni settanta che hanno lottato per buona parte del secolo scorso contro la discriminazione di genere, è davvero sconvolgente avere perso l’ultima speranza per Saman. E da madre e nonna di due ragazze della sua stessa età quello che non mi dà pace è pensare alla sua di madre e a tante altre donne dell’Islam: lei completamente soggiogata (e quante altre?) dalla cultura maschile dominante tanto da divenire complice e testimone mentre “i suoi uomini” il cui onore era offeso dai comportamenti occidentali della figlia, la assassinano. Fa paura questa cultura violenta contro le donne che si insinua sempre di più ovunque, anche nelle famiglie italiane, certo. Tuttavia Mahsa, Sarina, Nika e le altre, resteranno nella storia vere martiri ed eroine. Il coraggio delle donne iraniane che col loro velo diventano simbolo della protesta per tutti i giovani che intendono rovesciare pacificamente il regime talebano che si richiama, purtroppo, alla cultura religiosa islamica.
E’ dunque per Saman, la disparità di genere e l’assenza dei diritti individuali, e tutte le vittime in Iran della cultura violentemente contro le donne che dovremmo testimoniare noi riminesi nel novembre 2022 anziché fare la solita retorica delle scarpe rosse e delle tante parole al vento – è forse utile l’indefinibile numero di incontri e conferenze con la solita compagnia di giro lunga un mese? mi chiedo – contro non si sa chi. Abbiamo paura? Io non credo che l’Islam sia il diavolo, dovremmo aiutare invece gli immigrati a evolvere la loro cultura anti-libertaria, misogina e maschilista. Una modalità augurabile sarebbe dedicare decisamente sia l’abituale marcia che l’impegno, economico oltre e culturale delle nostre istituzioni, proprio ora, alla rivoluzione nonviolenta della nuova generazione di religione islamica nel terzo millennio, una tra le tre monoteiste del tutto rispettabile. Perché i tanti organismi femminili provinciali e comunali non lo hanno fatto?
Se lo decidesse lei unilateralmente, nostro Sindaco Jamil Sadegholvaad, proprio per il cognome che porta, avrebbe ancora più significato. Molte tra noi sopravvissute femministe autentiche, prive di cultura ancillare – spesso in politica ancora richiesta anche qui – gliene sarebbero estremamente grate“.
Manuela Fabbri