Gennaro Mauro ci ha fatto pervenire un comunicato dove prende posizione sulle politiche dell’immigrazione e su quelle delle microaree dei Sinti.
“I dati resi pubblici dal rapporto sulla povertà della Caritas riminese ci descrivono un contesto drammatico anche nella nostra città, dove si registrano sempre più cittadini italiani rientrare nel rischio povertà o di esclusione sociale. Il dibattito di questi giorni sul tema dell’accoglienza e dell’integrazione dei cittadini extracomunitari deve necessariamente essere messo in correlazione con il dramma del disagio sociale che vive la popolazione italiana e riminese”, scrive il consigliere comunale.
“Non abbiamo bisogno di raduni di cittadini di etnia “sinti” o di seminari culturali promossi dall’amministrazione comunale. Se dopo tanti anni non si sono integrati nella nostra comunità – prosegue il consigliere – lo bisogna imputare a chi ha voluto per decenni confinarli nel vergognoso campo nomadi di via Islanda. Non ci piace chi interpreta la politica solo per interesse elettorale e ci fa sapere che a Torre Pedrera la micro area non si farà, un privilegio che altri territori non avranno.
I cittadini riminesi che dicono basta alle micro aree e all’accoglienza dei profughi e richiedenti asilo politico, non sono incolti, insensibili e razzisti come qualcuno vuol fare credere. La protesta è una chiara denuncia di un bisogno di sicurezza, di un disagio economico e sociale vissuto sulla propria pelle”.
“Non è una questione di “lavare il cervello ai riminesi” educando le menti di chi protesta, lo dico agli nostri amministratori comunali progressisti e anche ai vertici della Caritas, affermare ciò significa dividere la città e attribuire epiteti ingenerosi.
Da destra condanniamo – conclude Gennaro Mauro – una politica che vuole attribuire privilegi economici solo perché si è di etnia sinti, a Rimini sono centinaia le famiglie che non riescono a pagare l’affitto dell’abitazione, e il 20% delle famiglie possessore di un alloggio popolare ha procedure di sfratto in corso.
Riteniamo che sia sbagliato che venga attribuito a Rimini un numero così elevato di profughi e richiedenti asilo. Nonostante le ingenti risorse economiche riservate ai progetti di accoglienza di profughi e richiedenti asilo politico, a Rimini non siamo in grado di farlo in modo dignitoso. Ma sarà ancora più difficile integrarli e dotarli di un’autonomia economica, quando non c’è lavoro neanche per la popolazione residente a Rimini. Se oggi sono tanti a vagare per le strade nonostante lo Stato sostiene per ognuno una cifra giornaliera che varia dalle 35 alle 55 euro, la situazione sarà ingestibile ed esplosiva quando l’80% degli extracomunitari – lo dicono le statistiche – sarà escluso dallo status di profugo o richiedente asilo, e quindi dai benefici economici”.