“Il consigliere Montevecchi anche oggi ha esercitato il suo libero esercizio di arroganza, schierandosi come sempre dalla parte sbagliata dei diritti”: così Filippo Sacchetti, segretario provinciale del Partito Democratico.
Che spiega: “Stavolta, pretesto alle sue esternazioni social è la difesa degli orribili manifesti affissi in giro per le città italiane dall’associazione Pro Vita & Famiglia. E di conseguenza attacca la Cgil per aver espresso il proprio dissenso, come fosse quello il vero obiettivo politico del consigliere. Basta guardarli quei manifesti per capire quanto e perché il loro messaggio sia terribile. E molto pericoloso. La strumentalizzazione viene violentemente agita con una foto brutta, in una narrazione bugiarda e responsabile di quella gigantesca bugia, quella sì mirata a fuorviare i cittadini, mettendoli in guardia dal fantomatico indottrinamento gender. Lo spauracchio che sventola all’occorrenza chi ha imparato che facendo politica contro la vita degli altri riesce a ottenere il consenso di tutti quelli che pensano che l’unica vita importante sia la loro. Quella sull’identità di genere è una questione universale e senza tempo, che tocca la vita delle persone nella loro sfera più privata e inviolabile, e non ha a che fare con un’educazione “sbagliata”, né con l’indottrinamento. E sempre ci sentiremo meglio a stare da quella parte della politica che vuole occuparsene con grande responsabilità di parole e azioni”.
“È evidente – prosegue Sacchetti – che per Montevecchi la questione è più semplice e ci sono i giochi da maschi e quelli da femmine. Solo qualche giorno fa, in un’altra esternazione inaccettabile, in merito alla notizia della possibilità per le donne di ricorrere nei consultori della nostra regione alla pillola RU468, aveva cavalcato il disumano slogan “fare ascoltare alle donne il battito del cuore del feto prima di abortire”. Dichiarazioni prive di decenza. Non vogliamo e non dobbiamo abituarci a questa propaganda fatta di parole gravissime lanciate nel vuoto”.
“In Emilia Romagna, la Sanità viene amministrata confrontandosi con la vita reale delle persone e mettendosi accanto a scelte individuali difficilissime. E sull’aborto, l’autodeterminazione delle donne, dal 1978, non deve essere più messa in discussione. Non si torna indietro. Noi contestiamo questo approccio etico, al limite del fanatismo che accusando gli altri di ideologia non fa altro che voler imporre la propria”, conclude il segretario provinciale del PD.