Chiuse lunedì sera le candidature è possibile fare un primo commento su come le forze politiche si sono presentate ai blocchi di partenza per l’appuntamento elettorale del 25 settembre. Va detto che vi era un impegno da parte di tutte le forze politiche di modificare la legge elettorale a fronte della riforma costituzionale della riduzione dei parlamentari (da 630 deputati a 400 e da 315 senatori a 200). In particolare, il Pd aveva chiesto ai propri elettori di votare si al referendum garantendo che la modifica della legge elettorale avrebbe reso più equilibrato e rappresentativo il nuovo parlamento. La realtà è stata diversa. E’ passato il taglio dei parlamentari ed è rimasto il “Rosatellum”.
Alla fine, sono convinto che i leader dei partiti (a parte Letta) abbiano preferito tenersi una legge elettorale che gli permetteva di candidare chi volevano e dove volevano. Pochi sistemi elettorali permettono in Europa di cambiare le candidature a pochi minuti della loro presentazione. E’ successo in Italia dove le liste si sono chiuse poche ore prima della scadenza.
Il resto lo hanno fatto le stime elettorali dei singoli collegi uninominali. La maggioranza dei collegi vede in vantaggio il centrodestra, a maggior ragione dopo la decisione di Calenda di stracciare l’accordo con il centrosinistra e correre in un terzo polo con Matteo Renzi. Una quota dei collegi è contendibile e un’altra parte vede in vantaggio il centrosinistra. Logica voleva vedere candidati radicati sul territorio per vincere la sfida o consolidare il vantaggio. Purtroppo, non è andata così. L’Italia è stata invasa da paracadutati, spostati dal Nord al Sud d’Italia come se fossero delle pedine su uno scacchiere. L’idea prevalente da parte delle forze politiche è che conta la politica nazionale e non la candidatura nel collegio o nel proporzionale. E così vediamo per rimanere nella nostra Regione, vedere paracadutato un senatore uscente di Forza Italia di Rimini, Antonio Barboni, nel collegio senatoriale di Piacenza, Parma e Reggio. Oppure candidare in quota Fratelli d’Italia nel collegio senatoriale di Rimini, Cesena Forlì la vicesindaca di Brisighella. Cittadina che appartiene al collegio senatoriale di Ravenna e Ferrara. Oppure vedere catapultato nel collegio uninominale della Camera di Rimini Jacopo Morrone che è di Forlì silurando la parlamentare locale sempre della Lega Elena Raffaelli. E tanti di questi esempi in altre parti della Regione.
Meglio il Pd. Lo dico non per spirito di appartenenza ma perché il Pd è una forza politica strutturata sul territorio e non un partito personale. Meglio il Pd perché lo dimostrano i fatti. In Romagna i candidati nei collegi uninominali della camera e nei listini vi sono solo candidature locali ad iniziare da quella di Andrea Gnassi. Vi è una candidatura esterna di Più Europa nel collegio senatoriale. La polemica “Casini” candidato a Bologna era un problema politico non certo di paracadutati. L’ex presidente della Camera ha sempre mantenuto grandi rapporti con Bologna.
Ho detto meglio ma si poteva fare molto di più. Si poteva fare di più nel coinvolgere i territori nella discussione. Si poteva fare molto di più per le candidature femminili. Recuperati all’ultimo minuto valenti parlamentari uscenti per fortuite circostanze e non certo per oculate scelte politiche come ad esempio per il costituzionalista Stefano Ceccanti o il sottosegretario di Draghi alle politiche europee Enzo Amendola.
Alla fine vi sarà un parlamento sempre più sganciato dai territori e molto più legato alle segreterie dei partiti oppure peggio alle lobby. Poi non lamentiamoci se l’astensione aumenterà anche in queste elezioni politiche.
Ora c’è la campagna elettorale si avrà modo di discutere di questo ed altri aspetti politici dopo il voto.