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Annalisa Teodorani: perché certi sentimenti parlano solo dialetto

Perché la poesia dialettale affascina tanto? Come mai proprio ora la critica letteraria più “alta” ammette fra i maggiori poeti italiani dei Tonino Guerra o Raffaello Baldini o Andrea Zanzotto, accanto a Montale e Quasimodo, quando fino a pochi decenni fa sarebbe stato impensabile e un Trilussa era relegato nel folclore locale? Certo perché i dialetti italiani stanno scomparendo, se in alcune regioni non sono già morti. E solo ora ci accorgiamo di quanto questa perdita sia intollerabile.

Ma anche perché se i poeti sono i depositari delle sensazioni più profonde e insondabili dell’animo umano, quelli dialettali riescono, addirittura, ad andare oltre. Le poesie delle “lingue materne” restituiscono quel sapere antico che dimostra di essere attualissimo in ogni sua più piccola sfaccettatura.

Dalla Santarcangelo dei poeti viene anche Annalisa Teodorani, 39 anni. Autrice di raccolte di poesie come ‘Sota la guaza’, ‘La chèrta da zugh’ e ‘Par sénza gnént’, è molto conosciuta e apprezzata nel panorama poetico dialettale romagnolo.

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Annalisa, la poesia quando è entrata nella sua vita?

«Nell’infanzia probabilmente, sebbene ancora non sapessi tradurre in parole quel senso di malinconia latente che accompagna uno sguardo sul mondo».

Cosa rappresenta la poesia per lei? Perché ha scelto di scrivere poesie in dialetto?

«E’ sempre difficile rispondere a queste domande. In un certo senso credo ci siano cose che in qualche modo ci scelgono, credo sia andata così anche con la poesia. Ormai rappresenta qualcosa di imprescindibile per me. La ‘scelta’ della lingua è forse connaturata al fatto che per me si tratta di una lingua madre».

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Scrivere poesie è terapeutico? Aiuta a superare momenti difficili?

«La scrittura è sempre catartica, come l’arte in generale».

La poesia dialettale ha una marcia in più rispetto a quella tradizionale?

«Il dialetto ha una forza che la lingua corrente non ha».

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Quale componimento la rappresenta di più?

«Un po’ tutti, le creazioni sono tutte più o meno sullo stesso piano, un po’ come i figli».

Chi è il suo poeta dialettale preferito? Il modello che l’ha ispirata?

«I maestri santarcangiolesi».

Esistono molte poetesse dialettali in Italia?

«Non ho una panoramica così vasta, di certo molte persone di ambo i sessi stanno riscoprendo le loro origini e con esse anche la lingua delle origini».

Poeti si nasce o si diventa?

«Domanda difficile, forse si è».

Qual è l’ultimo componimento che ha scritto? Sta lavorando a qualcosa in questo momento?

«Chi scrive lavora sempre in qualche modo…».

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Nicola Luccarelli

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