Il primo compleanno dell’equipaggio di terra di Rimini di Mediterranea Saving Humans, associazione italiana impegnata nel Mediterraneo, è stata ieri occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema delle migrazioni.
La storia di comunità divise da linee tracciate sulla carta, confini che cambiano sovvertendo il destino di intere popolazioni, atti di forza e guerre in zone contese: un dibattito privo di retoriche d’odio. Un dibattito che ha cercato di scattare una fotografia della realtà sociale attuale.
Si è svolto ieri sera a Rimini, negli spazi di Casa Madiba Network, l’evento di sensibilizzazione sul tema delle migrazioni organizzato dall’equipaggio riminese di Mediterranea Saving Humans, il gruppo territoriale della prima APS italiana impegnata nel Mediterraneo.
L’incontro ha portato a Rimini due attivisti che hanno condiviso con la platea le storie delle missioni di salvataggio a cui hanno partecipato: Damiano Censi, avvocato e capomissione a Leopoli, in Ucraina, per l’operazione Safe Passage e Fabio Gianfrancesco, Capo Rescue Team della Missione 12 nelle acque libiche.
I due ospiti hanno testimoniato cosa significhi davvero prendere parte e coordinare azioni il cui fine sia salvare la vita ad altri esseri umani di cui, come ha raccontato Fabio Gianfrancesco “non si conosce la storia e lo stato emotivo, non si conoscono le motivazioni e cosa spinga la fuga. L’unica cosa che ci è chiara” prosegue “è che da loro impariamo a lottare per rivendicare la dignità alla vita, in mare, a terra, nel quotidiano”.
La platea ascolta in silenzio queste storie ed osserva un professore romano di filosofia raccontare la disperazione e la forza, la paura e la determinazione letta negli occhi delle centinaia di vite salvate in mare. Un dibattito pieno di stimoli per addentrarsi più profondamente nelle diverse sfaccettature del fenomeno migratorio, partendo dai viaggi intrapresi dai migranti sino alla situazione politica del nostro Paese e dell’Europa.
Su questo punto si è soffermato Damiano Censi, raccontando la sua missione in Ucraina “quando un confine ti si chiude davanti capisci che le norme costituzionali e internazionali, da quelle del mare a quelle volte alla tutela dei diritti umani, comprese l’obbligatorietà del salvataggio di chi si trova in condizioni di pericolo, non si difendono da sole ma hanno bisogno di persone che si attivino per risolvere le cose, per dare voce ad una narrazione reale e per far sapere al pubblico cosa davvero stia avvenendo”.
Si sofferma in conclusione sul significato e l’importanza dell’attivismo l’avvocato cesenate, di quanto il significato politico lo differenzi dal volontariato. Un attivismo che è testimoniato anche dall’equipaggio di terra di Rimini che non salva vite in mare ma che lavora a supporto delle missioni e che si pone l’obiettivo di parlare e far parlare in Romagna, nella terra dell’ospitalità, di un fenomeno, quello delle migrazioni, che troppo spesso viene semplicemente definito un problema.
“Mediterranea Saving Humans – ricorda Giancarlo Morsello, attivista del team riminese – è nata con l’intento di soccorrere migranti lungo la rotta libica; oggi ha all’attivo 12 missioni che hanno portato al salvataggio di oltre 600 vite umane in fuga dai campi di detenzione in Libia grazie alla Mare Jonio, prima nave impegnata nel salvataggio in mare battente bandiera italiana”.
Una realtà attiva lungo tutto lo stivale ma anche all’estero con equipaggi di terra in Spagna, Germania, Francia, Danimarca e USA: per costruire spazi di solidarietà, per scongiurare un presente di indifferenza ed un futuro di odio e intolleranza, per allontanare la paura ed il razzismo che essa produce e stimolare, al contrario, condivisione e calore umano.
Il team riminese ha fortemente voluto celebrare questo primo compleanno dando voce alle testimonianze sulle missioni della Mare Jonio nel Mediterraneo centrale e Safe Passage in Ucraina grazie ai racconti vividi, a tratti commuoventi a tratti infervorati, degli attivisti che sono stati sul campo nella consapevolezza che oggi più che mai salvare una vita in pericolo significhi salvare noi stessi.
L’obiettivo principale è essere dove bisogna essere, testimoniare e denunciare ciò che accade e, se necessario, soccorrere.
In fondo, come ricorda il team riminese “Prima si soccorre poi si discute”.