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Alpini a Rimini, Sadegholvaad: “Tanto rumore per nulla? No ma restano solo cocci”

“Vorrei che gli Alpini tornassero a Rimini e sarò sempre al fianco di chi subisce violenza: e non sono due scenari contrapposti, anzi sono (sarebbero) la normalità”.  Il sindaco di Rimini con un lungo post su Facebook interviene all’indomani della richiesta di archiviazione per l’unica denuncia presentata su molestie durante l’adunata nazionale degli Alpini.

Jamil Sadegholvaad ricorda le segnalazioni che errivavano Non sono mai state sottovalutate dalla istituzioni, “Comune di Rimini in primis”. Ora, dopo la richiesta di archiviazione, non si può dire tanto rumore per nulla: “Credo piuttosto che abbiamo assistito a tanto rumore e a troppo rumore”. E cioè “si sono ancora più estremizzate posizioni contrapposte, ormai più dure del granito. Si sono fatti molti passi indietro e questo non fa bene a nessuno”.

Ed ecco il “calderone mediatico ad altissima temperatura, colpevolizzando (anche per una evidente intenzione anti militarista) tutto il corpo degli alpini senza alcuna distinzione, equivocando i termini ‘segnalazioni’ e ‘denunce all’Autorità giudiziaria’ (anche per una superiore capacità attrattiva verso i media nazionali) e tentando una operazione di ‘egemonia culturale’ nei confronti delle istituzioni e di una rete di supporto e sostegno alle donne, solidissima in Emilia Romagna, accusate di ignavia e di viltà perché attestate in quei giorni su posizioni non generalizzanti, preferendo nell’immediatezza la riflessione all’urlo”.

Dall’altra parte, “si stanno muovendo nella controffensiva i ‘carrarmati mediatici’ degli avversari politici con parole tanto sciocche, offensive e sterili quanto assolutamente prevedibili”. Il sindaco difende e difenderà sempre “tutte quelle istituzioni, quelle associazioni, quei gruppi, quei singoli che portano quotidianamente avanti quell’impegno quotidiano. Tutte e tutti, nessuno escluso”. Tuttavia “metto in discussione il metodo con cui, non raramente, quelle ragioni così nobili e urgenti vengono poste”, parla di “spettacolarizzazione”, con il rischio di “un tagliente effetto boomerang contundente, diseducativo e perfino nocivo alla sacrosanta causa”.

E conclude: “Dopo le violente polemiche di questi due mesi, oggi in terra restano solo cocci appuntiti. E adesso il compito di rimetterli assieme toccherà, come sempre, alle istituzioni, ai centri anti violenza, alle reti di sostegno e solidarietà che, nel silenzio e senza riflettori addosso, lavorano ogni giorno per risolvere drammi e problemi”.

Il post del sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad

Sulla vicenda Alpini le mie considerazioni di oggi, alla luce delle novità giudiziarie riportate dagli organi d’informazione, non si discostano di un millimetro da quanto ho dichiarato pubblicamente lo scorso 11 maggio, pochi giorni dopo la conclusione dell’evento e nel pieno delle note polemiche mediatiche.
Invito, per chi ha voglia e tempo, a riprendere quell’intervento.

Provo a riassumere i fatti: l’Adunata degli Alpini a Rimini è stata una straordinaria e partecipata festa popolare, una bellissima occasione di incontro tra persone civili che, da sindaco di questa città, spero di rivedere al più presto nelle nostre vie e nelle nostre piazze.

Durante la manifestazione, alcune associazioni hanno raccolto sul web e sui social segnalazioni di commenti e atteggiamenti molesti, improntati al “gallismo” e al machismo, che nessuna istituzione, Comune di Rimini in primis, ha mai sottovalutato, anche in una sola virgola.
È notizia di ieri che l’unica denuncia formale sinora presentata è stata, scrivono i media, archiviata dalla Procura di Rimini.

Tanto rumore per nulla? Non credo.
Credo piuttosto che abbiamo assistito a tanto rumore e a troppo rumore, con il risultato di schiacciare ogni possibilità di dialogo serio.

Oggi per me la questione vera non è la ovvia, prevedibile vendetta politica del ‘chiedete scusa’ (con annesso, stucchevole botta e risposta) rivolto a quelle associazioni che avevano sollevato con fragore il ‘caso Rimini’, ma piuttosto quanto questo abbia contribuito e contribuisca a accrescere la sensibilità, la cultura e l’ecologia di un dibattito pubblico e politico più attento e rispettoso (nelle parole, nei gesti, nell’approccio) nei confronti delle donne e del genere.

A mio parere non solo la qualità della discussione non ha fatto un solo passo in avanti ma addirittura si sono ancora più estremizzate posizioni contrapposte, ormai più dure del granito. Si sono fatti molti passi indietro e questo non fa bene a nessuno.

L’occasione per discutere e affrontare un dibattito serio la si è voluta trasformare in calderone mediatico ad altissima temperatura, colpevolizzando (anche per una evidente intenzione anti militarista) tutto il corpo degli alpini senza alcuna distinzione, equivocando i termini ‘segnalazioni’ e ‘denunce all’Autorità giudiziaria’ (anche per una superiore capacità attrattiva verso i media nazionali) e tentando una operazione di ‘egemonia culturale’ nei confronti delle istituzioni e di una rete di supporto e sostegno alle donne, solidissima in Emilia Romagna, accusate di ignavia e di viltà perché attestate in quei giorni su posizioni non generalizzanti, preferendo nell’immediatezza la riflessione all’urlo.

Adesso che si stanno muovendo nella controffensiva i ‘carrarmati mediatici’ degli avversari politici con parole tanto sciocche, offensive e sterili quanto assolutamente prevedibili allorché fosse emersa una realtà giudiziaria opposta alla rappresentazione totalizzante fatta allora dell’Adunata, io dico con convinzione e senza alcun timore che difendo l’idea, e tutte le persone riferite ad essa, che sia necessario un impegno quotidiano e non sporadico a favore delle donne vittime di violenze inaccettabili, tanto più necessaria alla luce dei tragici fatti che anche nella nostra città hanno avuto donne come vittime. E difendo e difenderò sempre tutte quelle istituzioni, quelle associazioni, quei gruppi, quei singoli che portano quotidianamente avanti quell’impegno quotidiano. Tutte e tutti, nessuno escluso.

Ma metto in discussione il metodo con cui, non raramente, quelle ragioni così nobili e urgenti vengono poste. Se i binari del dibattito vengono incanalati nella spettacolarizzazione, una volta diradatasi il fumo del clamore immediato, il rischio reale è quello di un tagliente effetto boomerang contundente, diseducativo e perfino nocivo alla sacrosanta causa.

Dopo le violente polemiche di questi due mesi, oggi in terra restano solo cocci appuntiti. E adesso il compito di rimetterli assieme toccherà, come sempre, alle istituzioni, ai centri anti violenza, alle reti di sostegno e solidarietà che, nel silenzio e senza riflettori addosso, lavorano ogni giorno per risolvere drammi e problemi.

Io da Sindaco di Rimini oggi vorrei tanto che qui gli Alpini tornassero per la loro Adunata perché questa città li ama, così come da Sindaco sarò sempre al fianco di chi subisce qualsiasi forma di violenza, in qualsiasi forma, senza se e senza ma. E non sono due scenari contrapposti, anzi sono (sarebbero) la normalità.

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