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Riccione: nel giorno della Festa della Repubblica una targa per i Matatia. I “vicini scomodi” di Mussolini

Giovedì 2 giugno sul lungomare di Riccione verrà scoperta una targa dinanzi a un villino per ricordare una famiglia di ebrei sterminata ad Auschwitz. Erano i “vicini scomodi” di Mussolini: la loro villa confinava infatti con quella del Duce.

In questa casa rossa trascorse estate felici la famiglia di Nissim Matatia, pellicciaio di Forlì, cittadino greco di religione ebraica emigrato in Italia in cerca di fortuna nei primi anni del Novecento. Era sposato con Matilde Hakim e padre di tre figli: Beniamino, Roberto e Camelia. L’acquisto della villa, nel 1930, rappresentò il coronamento del successo che con tante fatiche era riuscito a raggiungere nella sua attività.

Nel 1934 la famiglia Mussolini acquistò la villa di fine Ottocento confinante con la villetta rossa. I primi anni per i Matatia furono caratterizzati da rapporti di buon vicinato e da sporadiche frequentazioni con la famiglia Mussolini. Tuttavia, sopravvenute le “leggi in difesa della razza”, quegli ebrei confinanti con la villa del Duce divennero vicini scomodi. Nissim era periodicamente convocato nella Questura di Bologna e sottoposto a pesantissime minacce perché vendesse la villetta. Ma amava tanto la sua casa di Riccione che resistette tenacemente e ciò sino al novembre del 1939, quando venne espulso dall’Italia in quanto ebreo straniero e ogni suo bene fu affidato a un curatore perché fosse alienato. Così, nel giugno del 1940, la villetta rossa cambiò proprietà. Nissim rientrò presto in Italia, clandestinamente, per essere vicino alla famiglia in quei terribili tempi di persecuzione. Il destino dei Matatia fu lo stesso di milioni di altri ebrei: dopo tre anni in fuga, vennero catturati e deportati ad Auschwitz.  

E’ grazie ad alcune lettere d’amore che conosciamo questa storia: quelle che la diciassettenne Camelia scrisse al suo ragazzo Mario, fortunosamente giunte a un parente, Roberto Matatia, il quale ha ricostruito la tragica vicenda dei suoi familiari in un libro pubbicato nel 2014 dalla casa editrice Giuntina, intitolato appunto “I vicini scomodi” . 

L’amministrazione comunale di Riccione ha voluto che la targa venga scoperta in occasione della Festa della Repubblica, quest’anno dedicata alla pace. La cerimonia avrà inizio alle 11.30 di giovedì dinanzi al Palazzo del Turismo. 

L’ultima delle lettere di Camelia al suo Mario fu scritta il 1° dicembre del 1943,  pochi istanti prima che lei e i suoi familiari, catturati dalle Brigate nere, venissero portati via dal loro rifugio di Savigno (Bologna): 

«Caro Mario, questa volta devo […] scriverti una lettera d’addio, perché non so quando potrò scriverti e se lo potrò ancora. […]  Anche questa volta, i tuoi presentimenti non hanno sbagliato. Però non ho paura, sai? So di non  avere nulla da rimproverarmi se non di essere nata con un marchio disgraziato, un marchio che nemmeno la scolorina del tempo potrà mai cancellare, e di questo non ho colpa…». 

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