“Esistono fattori endemici negativi per tutto ciò che riguarda il lavoro nel settore turistico, fin dal suo esordio in Riviera, che il mare di voucher utilizzati nel 2015 e nel 2016 assieme all’abolizione dell’indennità di disoccupazione stagionale non hanno fatto altro che svilirne ulteriormente il valore amplificandone le criticità”: lo sostiene Mirco Botteghi di Filcams CGIL Rimini.
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“Il tema “voucher”, riemerso in maniera distorta nel dibattito pubblico anche a seguito delle dichiarazioni del Presidente di Confcommercio Rimini Gianni Indino – prosegue Boteghi – necessita di affidarsi a dati oggettivi per analizzare il complesso problema della carenza di personale e più in generale dei mali che attanagliano il lavoro nel turismo. Innanzitutto vanno rimessi in ordine i fattori: i voucher non sono la panacea di tutti i mali, anzi, e il lavoro nero non è determinato dai lavoratori, come si vuol far credere, ma è nell’interesse delle imprese. Il reddito di cittadinanza, come dimostrato dai dati della Corte dei Conti nella sua ricerca dello scorso settembre 2021, non causa affatto la carenza di manodopera nel turismo; da un lato perché è proprio nel turismo che si riversano i percettori che si rioccupano, dall’altro perché una larga fetta dei percettori del sussidio si compone di persone difficilmente impiegabili a causa, per esempio, del basso tasso di scolarizzazione, dello stato di salute o altro genere di problematicità”.
Sintesi: “E’ proprio il combinato tra voucher, lavoro irregolare e abolizione dell’indennità di disoccupazione stagionale ha svilito ulteriormente il lavoro nel turismo”.
“La provincia di Rimini – ricorda Filcams CGIL – ha brillato nel 2015 e 2016 nelle classifiche dei territori dove l’abuso di voucher è stato clamoroso: 1 milione e 600 mila voucher nel 2015 e oltre 2 milioni nel 2016. Ogni voucher costava 10 euro, pertanto in due anni circa 36 milioni di euro sono stati spesi senza che a questi corrispondesse la minima tutela per i lavoratori, né TFR, né ferie, trasferte, straordinari, nessuna indennità di malattia, maternità o altro ancora. Dietro a questi milioni di voucher utilizzati nella provincia di Rimini si nascondeva il lavoro irregolare. Infatti, come è noto, nella stragrande maggioranza dei casi un voucher non corrisponde veramente ad un’ora di lavoro perché, pagato un voucher che serve a coprire il datore in caso di controlli, il resto delle ore è totalmente in nero”.
“Del resto, i numeri dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro non hanno evidenziato, in quegli anni, una riduzione delle illegalità nel lavoro stagionale del turismo. Secondo il rapporto annuale della vigilanza INL del 2016 “alloggio e ristorazione” rimanevano i settori a più alta concentrazione di lavoro irregolare riscontrato in fase ispettiva. I voucher, perciò, rappresentano un male per l’economia turistica. Se serve la tanto invocata flessibilità si utilizzino gli abbondanti strumenti messi a disposizione dalla contrattazione collettiva di settore. Stando sempre alle cause delle attuali problematiche legate alla scarsa appetibilità del lavoro nel turismo come non ricordare che, proprio nel 2015, in coincidenza con l’esplosione dei voucher, veniva abolita l’indennità di disoccupazione stagionale per il turismo. Dal 2016 in avanti i lavoratori del turismo si sono prima progressivamente impoveriti e infine allontanati dal settore”.
“Continuare con ostinazione su questa strada indebolirà e impoverirà non solo i lavoratori ma l’intero settore. Intanto le migliaia di giovani formati negli Istituti per il Turismo del territorio, per trovare riconoscimenti alla loro professionalità e dignità al loro lavoro preparano le valige e partono”, conclude Mirco Botteghi.