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La Provincia di Rimini esiste ancora, ma se non ci mobilitiamo tutto si sfalda

A livello locale s’impone la necessità di un rapido cambio di strategia e di tattica. Credo di non fare torto a nessuno affermando questo, ma di lanciare un allarme necessario.

Dopo il 4 dicembre scorso non è vero che la Provincia non c’è più. La stessa significativa “autodefinizione” del presidente Gnassi, “sono il presniente della provincia”, è di fatto superata, perchè la provincia è invece una realtà fatta di funzioni, competenze, sedi ed apparati, ancorchè senza risorse.

Ed è proprio questo il punto. Nei giorni scorsi lo stesso Gnassi, d’accordo con Upi, ha annunciato un esposto alla Procura della Repubblica sulle condizioni economiche e finanziarie dell’Ente. Iniziativa drammatica e senza precedenti, ma evidentemente necessaria.

Tuttavia ciò che manca ad oggi è la dimensione della politica. Quella che dovrebbe promuovere un coinvolgimento esteso, che dovrebbe fare perno su tutte le responsabilità, che dovrebbe chiamare tutti i livelli istituzionali, politici ed associativi, finanche i cittadini, ad una assunzione di consapevolezza e di responsabilità su quello che sta avvenendo.

La stessa Upi (Unione Province Italiane, esiste anche l’Associazione che lotta!) ha programmato per questa settimana una mobilitazione delle Province a difesa dei diritti e della sicurezza delle Comunità e dei territori, con assemblee e incontri pubblici in tutte le Province, per far comprendere a cittadini e alle forze economiche e sociali dei territori i rischi per la sicurezza che derivano dalla mancanza di risorse per i servizi essenziali.

E se non arriverà nessuna risposta dal Governo è stata minacciata una manifestazione a Roma insieme ai sindaci e alle comunità.

Io credo che noi qui a Rimini dovremmo recuperare questo gap di iniziativa, e credo che a farlo dovremmo essere prima di tutto noi Sindaci che siamo i primi a subire questo stato di cose, ed a dover dare risposte ai nostri cittadini senza averne le competenze, perché sono dell’Ente provincia, senza avere i luoghi del confronto e senza avere le risorse necessarie.

Le nostre strade provinciali sono trappole insicure e molte di esse ormai sono intransitabili. Altro che infrastrutture per il turismo dei ciclisti…! Non basta però dire che non ci sono i soldi, abbiamo la responsabilità del governo, bisogna condividere priorità, riorganizzare servizi, ricercare soluzioni e risorse, fare battaglie. Questo territorio deve tornare a fare sistema.

Negli ultimi anni si è registrato un progressivo sfaldamento dei rapporti istituzionali, oltre che di quelli politici. Il sistema e le politiche di area vasta sono il tratto distintivo dell’azione di governo del centrosinistra degli ultimi decenni, ed oggi è fortemente sotto attacco da parte delle destre e dei populismi, che puntano alla destrutturazione per demolire il sistema, senza però avere un’idea alternativa, arrecando una drammatica battuta d’arresto, se non un colpo mortale, al processo di sviluppo del territorio.

Bisogna ricostruire le sedi del confronto, della progettazione, del governo unitario del territorio. Questo serve ancora di più nei momenti più critici e nelle fasi del traghettamento, che richiedono una forte capacità di fare sistema in ambito provinciale. Lo abbiamo fatto in passato, quando la provincia non c’era, inventandoci il Circondario. Lo dobbiamo fare oggi, richiamando tutti all’appello e al dovere verso i nostri cittadini.

Riziero Santi

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