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Guerra ai vaccini: il Comilva trova alleati a Bologna, pentastellati alle riunioni

È  attesa per il 4 aprile la sentenza del Tar dell’Emilia Romagna sul ricorso di 22 famiglie riminesi contro l‘obbligo di vaccinare i bambini per entrare all’asilo nido, stabilito da una la legge regionale. Ma al Comilva riminese si sono aggiunti nel frattempo nuovi gruppi e comitati, come il Lov (Liberi dall’obbligo vaccinale), che ha fatto partire un’azione legale su un caso in provincia di Bologna, a San Pietro in Casale.

Come riporta La Repubblica, «Il primo bambino escluso ci dà l’opportunità di unirci tutti, possiamo contribuire con 150 euro a famiglia per racimolare 15.000 euro preventivati per il ricorso, abbiamo già 11 famiglie che hanno aderito alla battaglia — ha spiegato la mamma che guida il gruppo di genitori, Ana Diana Demian, ieri mattina a un’affollata assemblea del comitato “Vaccipiano” al circolo Costa, in via Azzo Gardino — . Il punto è il diritto di scegliere per i propri figli e la necessità di portare il bambino all’asilo nido per motivi di lavoro». Non ci sono in ballo solo le iscrizioni per il prossimo anno scolastico, ma anche i casi dei bambini che già frequentano le strutture e che per poter proseguire devono comunque presentare il libretto delle vaccinazioni in regola. «Io ho le mani legate, i bimbi non vaccinati devono iniziare in marzo con la prima dose per arrivare con le carte in regola a settembre — spiega Raffaella Raimondi, assessore del Comune di San Pietro in Casale —. Se io non ottempero alla legge regionale, il nostro nido comunale deve chiudere».

Secondo le famiglie ieri riunite a Bologna la legge regionale «mette i nostri figli e la nostra scelta del dissenso in una situazione ghettizzante». Dissenso su cosa? Il ventaglio è ampio. qualcuno vorrebbe sì vaccinare i propri figli, ma decidendo da solo la data, perché secondo alcune mamme si inizia «quando i bambini sono troppo piccoli». Oppure, dice una giovane mamma, «i bambini adesso stanno bene e non credo proprio che possano essere il veicolo di epidemie. Il mio primo figlio ha fatto il nido senza essere vaccinato e ora vorrei che anche il secondo avesse la stessa opportunità». Ancora, un’altra madre ha scelto per sua figlia «la strada della non vaccinazione» e ora sta vorrebbe farsi un nido in casa. «Si tratta di una misura di conciliazione e non di una struttura educativa» spiega Chiara Ghezzi di Comilva.

Si spera che almeno il Tar adotta una sospensiva, ma il bersaglio grosso è portare tutto davanti alla Corte Costituzionale. Intanto si raccolgono firme per una petizione rivolta al sindaco di Bologna Virginio Merola e alla vicesindaco Marilena Pillati perché prendano «pubblicamente le distanze dal provvedimento». Alla riunioni erano presenti le consigliere comunali del M5S, Elena Foresti e Dora Palumbo: «Vogliamo che i genitori abbiano tutte le informazioni per una scelta consapevole».

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