Luigi Pasquini, pittore, scrittore, pubblicista, muore il 20 marzo 1977. Era nato il 13 febbraio 1897 a Rimini nel Borgo San Giuliano. È stato un punto di riferimento nel dibattito culturale riminese. Aveva stretto amicizia con Alfredo Panzini, ma anche con Marino Moretti, Manara Valgimigli e Antonio Baldini. Di recente alla sua figura sono state dedicate diverse iniziative.
Aveva studiato all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove si era diplomato nel 1916. Inizia giovanissimo un’intensa attività artistica, dedicandosi principalmente all’acquerello e alla xilografìa.
Nel 1921 è presente alle Esposizioni Romagnole Riunite di Forlì: qui viene premiato con una medaglia di bronzo. Dagli anni Venti partecipa a tutte le più importanti mostre collettive riminesi, divenendo immediatamente il perno su cui gravitava la cerchia artistica ed intellettuale cittadina. Con le sue incisioni e disegni illustra pubblicazioni e riviste riguardanti Rimini e la Romagna, tra cui “Cronache azzurre” (1920), “La Vela” (1923), “Rimini, la più bella spiaggia del mondo, periodico estivo di cronaca mondana” che egli fonda e dirige nel 1925, il “Gazzettino azzurro”, “II Corriere dei Bagni” (1924) e la “Pie”, a cui collaborerà per anni con xilografìe per la copertina e con articoli e saggi.
Nella pittura predilige l’acquerello, tecnica con la quale riprende i paesaggi tipici della città e della campagna riminese; le piazze, i borghi, i monumenti, il porto, il mare, con una perseveranza dettata dall’amore viscerale che lo legava alla sua terra, riuscendo a sfatare luoghi comuni, grazie ad una “maestria straordinaria e con un’abilità artigiana a volte così sorprendenti da divenire esse stesse soggetto e oggetto dei dipinti” (Pasini).
Intensissima la sua attività di pubblicista; collabora a tutti i principali quotidiani e periodici locali e nazionali, tra cui il ferrarese “Corriere Padano”, la “Gazzetta di Parma”, il “Giornale d’Italia”, il “Corriere della Sera”, “II Resto del Carlino”, con interventi ed elzeviri che spaziano da argomenti di costume e di attualità alla storia ed alla critica d’arte e letteraria, al racconto autobiografico.
Autore di numerosi libri, tra i quali Romagna per i lettori e venditori (1936), Tienti alla terra (1947), Il podere sulla linea gotica (1951), I mangiari di Romagna (1960) e La professoressa (1964).
Nel 1925 si cimenta in un bozzetto cartellonistico per la réclame della spiaggia riminese, commissionato dalla “Pro-Rimini”, che, in originale, viene inviato alla Esposizione delle Industrie Turistiche di Grenoble. Il bozzetto, che non fu mai stampato in formato manifesto, venne invece usato per la copertina di un opuscolo pubblicitario stampato in 50.000 copie. Nel 1926 realizza un manifesto per la propaganda della spiaggia di Pesaro, edito dalla Soc. Anonima Industria Bagni e Alberghi. Nei suoi non rari impegni quale grafico, egli tenta di sintetizzare nella comunicazione pubblicitaria l’idea della Riviera adriatica che egli riteneva “vincente”: un insieme di arte, storia, piacere della natura e del mare. Ad esempio, nel bozzetto del 1925 il mare e la spiaggia, con la esotica piattaforma, i capanni e tutti gli attrezzi da divertimento, si ammirano da un ideale terrazzo racchiuso tra le linee medievali del palazzo dell’Arengo, della fontana della piazza, mentre un putto malatestiano viene sostenuto dalle insegne e dagli elefanti di Sigismondo. Un locus balneare, quindi, fatto non solo di mare e di mondanità effimera, bensì di accumulazioni nobilitanti e di dimensioni storico-artistiche, proposte come scenario ideale del “divertimento”. Un’idea, questa, ripresa in parte da Dudovich nel suo bozzetto per un manifesto di Rimini nel 1946.
(da Cat., Il mare di Dudovich, Fabbri Editori, Milano 1991)