Dall’Italia, i familiari degli ucraini rimasti in patria inviano soldi e vestiti, come racconta il parroco referente dell’Esarcato apostolico di Rimini, Ravenna e San Marino, Viktor Dvykalyuk.
I suoi genitori vivono nella parte ovest del Paese, dove le famiglie sono rimaste e si aiutano le une con le altre, spiega l’ucraino. Ma all’Italia, avverte, prima di precipitarsi a donare, bisogna informarsi su dove va a finire quella donazione per evitare dispersioni.
“La gente corre per raccogliere tante cose, però in questo momento tante cose sono inutili, perché la precedenza bisogna darla ai medicinali” e poi ai “soldi per ristrutturare” gli edifici distrutti dalla guerra, spiega il parroco convocato oggi dal Prefetto di Rimini nell’incontro di coordinamento sull’accoglienza dei profughi.
“La gente che è responsabile in Ucraina per l’aiuto dice che è un po’ triste, perché si perde tanto tempo per quelle cose che non servono”, racconta il sacerdote preoccupato da una crisi che gli sembra si protrarrà a lungo.
L’appello di Dvykalyuk, per chi vuole fare donazioni, è quello di essere “in sintonia con la Chiesa ucraina presente qui in Italia” e inviare “attraverso il governo ucraino le cose necessarie per questo momento”.
(ANSA)