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“Troppi tamburi di guerra, la scuola apra gli occhi ai giovani”

Come scrive il Ministro Patrizio Bianchi con grande coraggio politico dati i tempi guerrafondai, le scuole “educano le nostre ragazze e i nostri ragazzi a una cittadinanza consapevole e al rifiuto della guerra. Sia la Pace il tema della nostra riflessione comune e del nostro ‘essere scuola’ insieme”. Dopo la tragedia delle due guerre mondiali, nelle scuole abbiamo sempre insegnato il valore della pace e indicato nella guerra la negazione della vita, la chiusura del possibile.

Sulla generalità dei media ascoltiamo ora risuonare tamburi di guerra, cori di morte. Contro la scellerata invasione di un paese extra-NATO ma desideroso di diventarlo, anche soldati italiani partono per difendere i confini del Patto Atlantico, portare armi all’Ucraina e “assistere militarmente” la nazione invasa.

Constato la leggerezza con cui vengono adottate misure che sono oggettivamente di belligeranza. La patria europea rischia di andare vastamente a fuoco. Il terzo decennio è iniziato davvero male. Io, arrivato vicino alla soglia dei 75 anni compiaciuto di non aver visto i due ricorrenti flagelli dell’umanità, la peste e la guerra, ho dovuto vedere qualcosa di simile con il Covid e ora vedo avvicinarsi il peggiore dei flagelli, la guerra. Alla mia età potrei anche rassegnarmi, i miei figli e i miei nipoti no; hanno diritto di vivere a lungo e di vivere serenamente.

Nel nostro insegnare la storia non ci siamo fatti capire? Non si è compreso che, come unanimemente si diceva sino a non molto tempo fa,“tutto è perduto con la guerra”? Che i belligeranti, quand’anche avessero ogni ragione, vanno non incoraggiati per evitare di essere coinvolti nel loro destino?

Mi preoccupa il tono monocorde dei media in favore della guerra, evidentemente finalizzato alla formazione di un’opinione pubblica ancora recalcitrante sia sull’impegno diretto che su sanzioni che forse colpirebbero l’Italia più duramente della Russia, forte di un immenso retroterra e di materie prime illimitate, oltre che -almeno a breve termine- in sintonia con la Cina.

Abbiamo sempre insegnato che la prima vittima di ogni guerra è la verità; teniamo conto di questo insegnamento, ora che ci vengono propinate narrazioni che l’ossessiva ripetizione può finire con il render plausibili. Noi donne e uomini di scuola abbiamo – per missione e non solo per mestiere – quella di far veracemente conoscere il mondo ai giovani e metterli in condizione di poter sperare in una vita felice. Non vogliamo vederli partire per le guerre, quand’anche “giuste”.

Gabriele Boselli

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