“Grande risposta della comunità riminese alla richiesta di aiuto al popolo ucraino; in pochi giorni la popolazione è riuscita a riempire 10 furgoni pieni di cibo, indumenti e medicinali vari che partiranno per arrivare ad aiutare la cittadinanza ucraina che da giorni subisce l’escalation di violenza sulla propria pelle”. Queste le parole di Fortunato Stramandinoli, segretario provinciale di Sinistra Italiana.
“Una guerra che, come tutte le guerre, colpisce soprattutto la popolazione civile e riporta il più grande cancro dell’umanità anche in Europa, aprendo a scenari poco immaginabili fino ad oggi – continua – . La popolazione civile è quella che come sempre accade subisce e perisce sotto le bombe, innocente, e va aiutata e sostenuta. Crediamo altresì che in questo momento però non si possa alimentare la guerriglia chiedendo raccolta di armi o simili alla popolazione civile. Pensiamo invece che, anche se per qualcuno il momento potrebbe non sembrare adatto, la popolazione civile debba continuare a battersi per la costruzione della pace, così come deve farlo la politica a tutti i livelli”.
“Se vogliamo la pace dobbiamo costruirla partendo da noi. Al contrario da quanto qualcuno si chiedeva nei primi giorni di questa escalation, il popolo pacifista c’è e si è radunato nelle piazze di tutta Italia e ha iniziato a fare sentire la sua presenza e la sua voce in altri paesi europei. Se rispondiamo alle bombe con altre bombe la pace sarà difficile da ottenere. C’è bisogno di fare pressioni affinché la guerra finisca, non che venga alimentata, in nessun modo; c’è bisogno di aiutare quelle cittadine e quei cittadini con cibo, indumenti, medicinali, prepararsi ad accoglierli (così come chiunque scappi da una guerra, da condizioni insostenibili, in ogni luogo), e crediamo ci sia bisogno di iniziare anche a ragionare su tanti aspetti che hanno portato a questa escalation.
Noi pensiamo che la pace vada costruita, che se si vuole la pace non si può rispondere alle bombe con le bombe ma ci vogliono trattative e negoziati seri e credibili, e che la guerra non può mai essere una risposta in nessun caso”, conclude.