Cerca
Home > Cronaca > Coronavirus, il grido d’allarme dei medici di base riminesi: “Non riusciamo più a fare il nostro lavoro”

Coronavirus, il grido d’allarme dei medici di base riminesi: “Non riusciamo più a fare il nostro lavoro”

Certificati di guarigione, richieste di tamponi di uscita dalla malattia, chiamate continue per chiedere una mano ad orientarsi nel labirinto burocratico in cui ci si imbatte quando ci si ammala di covid all’inizio e alla fine della malattia. In tutta l’Italia i medici di base lamentano eccessivi carichi di lavoro ma a Rimini gridano più forte. Lo fanno convocando una conferenza stampa – molto partecipata dagli stessi medici – e spiegando le loro ragioni partendo da un presupposto.   Da inizio pandemia sono stati accertati (dati aggiornati alla fine di gennaio) più di 29.000 casi in Provincia di Rimini: un numero gonfiato in parte dalla reinfezioni (a volte più di due) ma che è indice del fatto che “in Provincia è stata registrata la massima densità riscontrata in tutta Italia. La seconda è quella di Treviso, ferma comunque molto indietro, a 23.000 casi. E il problema è legato all’alto numero di no vax che vivono in Provincia“.

Tradotto in termini concreti a Rimini il carico di lavoro patito dai medici di base è più pesante che altrove, vista la mole di casi. Tanto che i medici hanno scritto e controfirmato (assieme al 90% dei pediatri emiliano romagnoli, ovvero quelli iscritti al sindacato Fimm) due lettere. Una indirizzata alle istituzioni, l’altra ai cittadini.

Ai cittadini e quindi in sostanza ai pazienti è richiesto rispetto. “Non siamo fannulloni come ci hanno dipinto in tanti, anche tra istituzioni e media. A inizio eravamo considerati eroi senza che nessuno di noi lo avesse chiesto ora siamo continuamente bistrattati. Se vi capita di constare che il telefono è sempre occupato – si legge nella lettera – sappiate che succede perchè i flussi di chiamate sono continui e innumerevoli”. Il motivo specifico è da imputare agli “adempimenti burocratici imposti dalle istituzioni e impegnano gran parte della nostra attività lavorativa. Tutto ciò toglie tempo alla professione medica“.

Gli stessi medici si chiedono come mai “lo Stato, per esempio non preveda in automatico di trasmettere subito all’Inps i provvedimenti di quarantena o malattia”. Su questo fronte alcuni dei medici presenti hanno spiegato di dover “seguire anche 90 pazienti attuali positivi attivi”.

Ecco perchè alle istituzioni è chiesto un cambio di passo. “servizi come il 1500 o gli stessi reparti ospedalieri rimandano al medico di medicina generale o al pediatra di libera scelta: tutto ciò è inappropriato”. Anche perché “in questi due anni noi medici ci siamo sobbarcati anche l’onere di vaccinare i nostri pazienti più altri servizi straordinari”.

Molti medici lamentano anche che “i pazienti spesso faticano a contattarci o rinunciano a venire in ambulatorio. Tutte circostanze che provocheranno nel tempo diagnosi pericolosamente tardive anche di patologie importanti e gravi. E va considerato che con il carico burocratico di lavoro che non spetta a noi ma che svolgiamo sempre e che va ad aggiungersi ad altri servizi straordinari come le vaccinazioni anticovid da somministrare, siamo umanamente stanchi e tutto ciò produce gravi ripercussioni sul modo di lavorare in maniera lucida”. 

Ultimi Articoli

Scroll Up