“Sfioriamo il burnout. Soprattutto le dottoresse con bimbi piccoli da accudire e crescere che non riescono a star dietro alle esigenze familiari e a seguire i pazienti. Lavoriamo fino a 14 ore al giorno”. A parlare è Corrado Paolizzi, consigliere di Fimmg Rimini, il sindacato dei medici di base. Che lamentano, mai come in queste ultime settimane un eccessivo carico di lavoro: alla consueta attività medica si affianca il grosso carico di questioni burocratiche da sbrigare: richieste di tamponi (soprattutto di guarigione) e certificati di malattia. “Non ne possiamo più questa sera ci riuniremo in remoto per decidere: potremmo arrivare allo sciopero non prima di aver cercato di spiegare bene a tutti, popolazione e istituzioni come stanno le cose. Se non ci ascoltano si sciopera”, tuona Paolizzi.
Corrado Paolizzi racconta una quotidianità fatta di telefonate da parte di pazienti “che chiedono a noi medici di sbrigare questioni che a noi non competerebbero. Per esempio certificati di malattia che andrebbero trasmessi all’Inps. Perché il governo non ha provveduto a che le quarantene dovute alla positività al virus fossero trasmesse in modo automatico?”. Per Paolizzi questo carico aggiuntivo di lavoro “ha ripercussioni serie sulla funzione stessa e vera del medico” ovvero prendersi cura della salute dei pazienti.
“E il bello è che molti dicono che non rispondiamo al telefono. In questo scenario la verità è che da eroi siamo passati a capri espiatori. Persino sui vaccini i medici di base vaccinatori hanno dovuto faticare. Una modulistica eccessiva, tanta carta e tempo da sprecare per via di una tutela penale saltata fuori solo con questi sieri”.