Mario Erbetta denuncia: “L’omicidio di Donadio si poteva evitare”. L’uomo ucciso a Misano era cliente dell’avvocato, che lo descIl 26 di luglio 2021 venne da me i studio per comunicarmi che il 24 giugno 2021 era stato aggredito
dal suo vicino e aveva sporto querela”rive così: “Una bravissima persona, padre di quattro figli, che ho assistito nella sua pratica previdenziale per il riconoscimento della sua invalidità civile”.
“Dico questo – prosegue Erbetta – perchè ad oggi sulla stampa non è uscita questa informazione: era un invalido al 67% con serie problematiche di locomozione al punto che per lunghi periodi ha dovuto camminare con le stampelle nei momenti acuti della sua malattia (artrite sporiasica attiva che veniva curata con chemio di immunosoppressori)”.
“Il 26 di luglio 2021 venne da me i studio per comunicarmi che il 24 giugno 2021 era stato aggredito
dal suo vicino e aveva sporto querela”: sarebbe poi stata questa denuncia a scatenare l’ira di Zegarac Edi, il 54enne che ha ucciso Donadio con un manubrio da palestra.
“Mi raccontò – prosegue l’avvocato – che il vicino come la solito faceva la doccia fuori dalla sua Roulotte e che così facendo aveva fatto entrare l’acqua dalla finestra del suo prefabbricato. Dopo varie minacce anche brandendo una falce (poi poggiata per terra) lo aggrediva facendolo cadere due volte e gli rompeva il telefonino dopo che il sig. Donadio aveva chiamato il 112. Nella querela si legge “preciso che dac quel giorno in poi, quasi ogni giorno mette in atto questo tipo di comportamento, facendomi vivere nel timore”. Racconto questo perchè le informazioni uscite sulla stampa di un ambiente quasi idiliaco del campo e di una semplice scaramuccia con caduta del Donadio non rappresenta la drammaticità degli eventi che non andavano minimizzati. Dopo il racconto mi spiegò che gli assistenti sociali gli avevano dato come alloggio quel prefabbricato in attesa di una casa popolare”.
Ed Erbetta va avanti: “Su suo mandato inviai sempre il 26 di luglio 2021 una diffida al Comune di Misano mediante pec con allegata la querela sporta in cui invitavo il Sindaco di Misano o ad allontanare l’aggressore con la sua roulotte o a trovare una nuova sistemazione in una casa popolare al sig. Donadio, e testualmente dicevo “avvisandola che in caso di Vs. inerzia, denuncerò tali comportamenti alla Procura della Repubblica per i reati che si evidenzieranno e la riterrò responsabile degli eventuali danni anche biologici che il mio assistito potrebbe subire in caso di nuova aggressione”. A tale missiva non ho mai avuto alcuna risposta”.
“Che la situazione stesse degenerando era palese, come era palese la necessità di trovare con urgenza una casa popolare al sig. Donadio viste anche la sua invalidità come almeno bisognava allontanare il sig. Edi Zegarac dal campo. Tutto ciò non è avvenuto e probabilmente qualche responsabilità morale sull’accaduto l’amministrazione di Misano ce l’ha. Questo omicidio si doveva e poteva evitare ma la solita inerzia amministrativa e degli uffici sociali con la relativa sottovalutazione del caso ha inciso pesantemente. Se si fosse ascoltato il grido di aiuto di quest’uomo a quest’ora sarebbe ancora tra di noi. Dico questo con parole di verità perchè penso che sia necessario far conoscere pubblicamente la realtà dei fatti per onorare la morte di una brava persona come era Donadio Nicola, che non era un attaccabrighe ma un invalido con seri problemi di locomozione che si preoccupava, pur divorziato, di poter lavorare per poter sostenere i suoi quattro figli al punto che pur con estrema fatica guidava i camion della spazzatura pur di avere uno stipendio. Una persona abbandonata e inascoltata dalle istituzioni che lascia la sua famiglia e i suoi quattro figli che auspico vengano aiutati in questo difficile momento. Penso che su questo tutti noi e in primis tutti gli amministratori e gli assistenti sociali debbano riflettere quando si trovano a gestire casi simili cercando di ascoltare seriamente le richieste dei nostri concittadini e di non sottovalutarle visto che non sono semplicemente pratiche ma essere umani che chiedono aiuto”, conclude l’avvocato Mario Erbetta.