Condanna confermata anche in Cassazione per l’ex direttore del Delfinario di Rimini: fu matrattamento di animali. Confermanta così la sentenza emessa dal tribunale di Rimini nell’aprile del 2019, ribadita dalla Corte di Appello di Bologna nel febbraio 2021. Definitiva anche la confisca dei delfini, affidati allo Stato come richiesto dalla LAV – Lega Anti Vivisezione, senza derubricazione del reato all’Articolo 727 del Codice Penale, ovvero la detenzione in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze. La LAV, era stata ammessa come parte civile sia in primo grado che in appello.
Il Tribunale di Rimini aveva condannato il direttore e la deterinaria del Delfinario rispettivamente a 6 e 4 mesi di reclusione: “Sentenza storica – aveva commentato la LAV – primo caso in Italia e in Europa”. In appello a Bologna la veterinaria era stata poi assolta. I delfini di Rimini sono tuttora affidati ai Ministeri di Ambiente, Salute e Politiche Agricole e tenuti nell’Acquario di Genova; i delfini non potranno quindi essere messi in vendita. “Una ulteriore novità assoluta per l’Italia e l’Europa – commenta la LAV – che apre un nuovo importante e positivo capitolo nella tutela giuridica di questi animali”.
La LAV ricorda come nel corso dell’udienza di appello fu ribadita l’evidenza dell’inadeguatezza della struttura: “l’’inadeguatezza della dimensione delle vasche, la mancanza di un sistema di raffreddamento e di ombreggiatura, con conseguenti temperature elevate per i delfini, la bassa profondità della vasca (appena 5 mt, con l’impossibilità per i delfini di rifugiarsi in zone più fresche), il ricambio d’acqua nella vasca che richiedeva molte ore”.
“La fine di questo processo e la conferma della sentenza della Corte d’Appello, rappresenta un capitolo unico e positivo nella difesa dei diritti degli animali”, dichiara Andrea Casini, Responsabile LAV per gli Animali Esotici.