Domani, martedì 28 dicembre, è prevista una manifestazione dei concessionari di spiaggia di tutt’Italia per protestare contro la sentenza del Consiglio di Stato, in adunanza plenaria, che impone le evidenze pubbliche per tutte le concessioni entro due anni. La manifestazione è prevista davanti al ministero dello sviluppo economico e contemporaneamente una delegazione dei sindacati incontrerà il ministro al turismo e demanio Massimo Garavaglia.
Questi tentativi di bloccare ogni riforma, seria delle concessioni, vanno avanti da oltre dieci anni.
Una legge si poteva approvare e con largo consenso già nel 2012. In quel periodo ero assessore regionale dell’Emilia Romagna con delega al turismo e demanio e ho seguito direttamente quella delicata discussione.
Nel 2009 la Commissione Europea attiva una procedura d’infrazione per gli art. 37 comma 2 codice della navigazione. Il noto “diritto di insistenza” a coloro che risultavano già essere titolari di stabilimenti balneari in forza della concessione in scadenza.
Con la legge Comunitaria 2010, approvata nel dicembre 2011 veniva delegato il Governo ad adottare, entro quindici mesi dalla data di entrata in vigore della legge, un decreto legislativo avente ad oggetto la revisione e il riordino della legislazione relativa alle concessioni demaniali marittime. Seguivano anche i criteri per l’approvazione del Decreto Legge.
In coerenza con la legge Comunitaria il Governo con il ministro Raffaele Fitto unitamente alle Regioni aveva predisposto la bozza di Decreto che ora ripropongo nella sua integralità.
Il testo del Decreto Legge pronto per essere approvato .
Rispetto ad allora, circa 10 anni fa, vi sono due punti che rischiano di essere di difficile attuazione dopo le tante sentenze italiane (Consiglio di Stato e Corte Costituzionale) e la sentenza della Corte di Giustizia Europea.
Mi riferisco al comma I dell’articolo 4: “Solo in fase di prima applicazione del presente decreto, la professionalità acquisita dall’offerente nell’esercizio di concessioni di beni demaniali marittimi per finalità turistico-ricreative, ivi compresa quella relativa all’area alla quale si riferisce la procedura, da valutare nel limite del 40% del punteggio complessivo.”
Si tratta di una norma che può essere ancora adottata, ma difficilmente in una percentuale di punteggio così rilevante.
Il secondo punto della legge che non credo possa trovare applicazione nelle stesse modalità della proposta di decreto del 2012 riguarda l’articolo 6 (Indennizzo a favore del concessionario uscente)
- A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, limitatamente alla prima procedura di selezione per l’affidamento delle concessioni di beni demaniali marittimi per finalità turistico-ricreative, il concessionario uscente ha diritto alla corresponsione, a carico del concessionario subentrante, di un indennizzo determinato ai sensi del presente articolo.
- Almeno sei mesi prima della scadenza delle concessioni, sono individuati i beni aziendali non integralmente ammortizzati ai sensi della normativa fiscale, che devono essere ceduti da parte del concessionario uscente a quello subentrante, gli investimenti effettuati nel corso della concessione e l’avviamento dell’azienda commerciale.
- Il valore complessivo dei beni aziendali, degli investimenti e dell’avviamento di cui al comma 2 è quantificato dall’amministrazione concedente sulla base dei seguenti criteri:
- a) quanto ai beni immobili aziendali, sulla base dei valori dell’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia del territorio;
- b) quanto ai beni aziendali diversi da quelli di cui alla lettera a), sulla base di perizia giurata di stima;
- c) quanto agli investimenti, sulla base del relativo piano di ammortamento, e con riguardo alla quota parte non ammortizzata ai sensi della normativa fiscale;
- d) quanto all’avviamento, sulla base dei redditi dichiarati o accertati ai fini delle imposte sui redditi in relazione agli ultimi tre periodi d’imposta anteriori.
- Il valore determinato ai sensi del comma 3 deve essere reso pubblico in occasione della indizione della procedura competitiva di selezione, e deve essere corrisposto dal concessionario subentrante al concessionario uscente, previo rilascio di idonea fideiussione. Il rilascio della concessione è subordinato al previo pagamento dell’indennizzo da parte del concessionario subentrante.
- Fuori dei casi previsti nei precedenti commi, il concessionario uscente ha comunque diritto alla corresponsione di un indennizzo per gli interventi effettuati a proprie spese nel corso della concessione e non previsti nel piano economico ¬finanziario, effettuati su richiesta dell’amministrazione concedente, ovvero in conseguenza di eventi calamitosi debitamente dichiarati per tali dalle autorità competenti, ovvero in conseguenza di sopravvenuti obblighi di legge. L’indennizzo di cui al presente comma è calcolato ai sensi del comma 3, ed è posto a carico del concessionario subentrante ai sensi del comma 4.”
Sull’indennizzo, ricordo che la discussione fu lunga. Alla fine, uscì quel testo ma con la possibilità di ulteriori modifiche.
Il decreto-legge non fu mai approvato per l’opposizione dei concessionari, in particolare quelli toscani che rifiutarono ogni soluzione coerente con l’Europa. Queste posizioni estremistiche di alcune frange di concessionari furono poi adottate da tutte le sigle sindacali dei balneari. Le forze politiche (praticamente tutte) hanno poi sostenuto in molti casi le posizioni più assurde ed insostenibili.
Il risultato è noto a tutti.
- 10 anni di proroghe, con sentenze europee ed italiane che le hanno dichiarate illegittime.
- Blocco di tutti gli investimenti nel turismo balneare, facendoci perdere competitività con i mercati esteri.
In conclusione, la proposta del Governo del 2012 era molto vantaggiosa per gli attuali concessionari. E’ molto probabile che ora alcuni punti di quel testo dovranno essere modificati in sintonia con le sentenze emanate negli anni passati. Modifiche a vantaggio di una concorrenza più libera.
In tutta questa vicenda ha vinto solo la miopia delle associazioni di categoria unita all’incompetenza di molte forze politiche ed alla demagogia contro le politiche comunitarie.
Il culmine della miopia politica e della stupidità economica dei concessionari, è stata la manifestazione di Bologna contro questa impostazione, che si svolse il 20 novembre 2012.
Maurizio Melucci
(Nell’immagine in aperura, il ministro Fitto con il Presidente del Consiglio Berlusconi)