Ci risponde mentre sta salendo in auto con Uber per andare a vedere la mostra di Jaff Koons al Museo Nazionale di Qatar. In quella Doha che si prepara a ospitare i mondiali di calcio 2022.
La riccionese Veronica Villa, 28 anni e diplomata in canto rinascimentale e barocco al conservatorio Rossini di Pesaro, ha deciso di partire due mesi fa alla volta del Qatar per portare la sua voce oltre i confini. Come troppo spesso accade ai giovani italiani in questi anni, si cercano quelle soluzioni lavorative che il tuo Paese non ti dà. E le risposte arrivano. Magari dove meno te lo aspetti, specie se sei donna.
Veronica, com’è nata l’idea di partire? «L’aggancio con il Qatar è stato mio fratello che lavora per la Fifa a Zurigo – racconta –. Grazie a lui ho iniziato a lavorare per un’agenzia che si occupa di eventi nell’ambito della moda, dello sport e della musica di alto livello e, ad esempio, ora sto seguendo l’area ospitalità Vip per Fifa Arab Cup, una competizione sportiva araba. C’è molto fermento in vista dei prossimi Mondiali di calcio del 2022. Parallelamente però non ho mai smesso di cantare ed esibirmi perché non potrei farne a meno. Il 18 dicembre avrò poi la possibilità di cantare in occasione della finale della Arab Cup e sono molto emozionata».
Che tipo di occasioni ti sono capitate?
«Mi capita di esibirmi in ristoranti o serate private, perché funzionano molto momenti esclusivi. Il mio repertorio è particolarmente di nicchia, quindi spesso mi ritrovo a spaziare attingendo a vari generi, dal classico al pop, passando per il jazz. Qui adorano poi il repertorio italiano. Anche in Italia ho cercato di unire la mia musica affiancandola a quella di un dj, amo questo tipo di contaminazioni. Nel mio percorso artistico ho realizzato anche un inedito, “Sola nell’universo”, composto da Marco Giorgi che ha visto anche la collaborazione del violinista Federico Mecozzi (da anni al fianco di Ludovico Einaudi)».
«Appena dico che sono una cantante qui in Qatar mi si aprono mille porte. Per questo ho intenzione di continuare a lavorare ancora per altro tempo, portando avanti anche l’insegnamento del canto, di cui mi sono sempre occupata, sia per adulti che per bambini. A Natale e Capodanno avrò modo di esibirmi durante qualche brunch, una formula che funziona molto qua».
E dal punto di vista culturale com’è stato l’impatto?
«Ho deciso di fare questa esperienza perché volevo capire come fosse la situazione all’estero, fuori dal nostro Paese, per confrontarmi con un’altra cultura. All’inizio è stato particolare, a partire dal fatto che avevo sbagliato completamente la valigia! Mi ero preparata per affrontare un clima di oltre 30 gradi e quindi ero piena di canottiere e shorts, ma qua non si possono indossare. Da questo punto di vista il primo impatto è stato spiazzante. Ma poi, al di là delle convenzioni, ho trovato persone estremamente aperte e disponibili, quindi ho riflettuto su quanto sia necessario andare oltre i pregiudizi. In alcune situazioni è capitato di essere in difficoltà e ho trovato sempre qualcuno disposto ad aiutarmi, a indicarmi la strada o riaccompagnarmi a casa, senza provare alcuna paura. Tornando al look, le donne adorano truccarsi tanto, invece io sono molto naturale e con le colleghe ridiamo spesso per questo aspetto».
Cosa ti sta insegnando questa esperienza? «Sto imparando ad affrontare la vita in maniera diversa. Qui scorre tutto secondo una logica molto lenta, diversa dalla nostra. In un primo momento ti chiedi come riescano a fare tutto con questa modalità, poi impari a lasciare andare il controllo su tutto e a vivere senza stress. Anche la loro religione incide perché apprezzano molto quello che hanno. Per ciò che riguarda il mio percorso spero di poter cantare sempre di più e portare qualcosa di me in altri posti, non tanto per fama ma proprio per il desiderio di portare l’Italia e me stessa nel mondo. La mia musica è particolare e di nicchia ma ho un legame fortissimo e cerco di portarla in giro come posso, anche creando contaminazioni con altri generi».
Irene Gulminelli