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Concessioni, i bagnini: “Terremoto che ci getta nell’incertezza, sui fornitori piovono disdette”

Piovono disdette sul settore balneare dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha accorciato la concessione delle spiagge fino alla fine del 2023. L’allarme è di Maurizio Rustignoli, presidente delle imprese balneari di Fiba Confesercenti dell’Emilia Romagna e nazionale.

“Un intervento dirompente, un terremoto che ha gettato nell’incertezza più profonda 30.000 imprese, di cui quasi 1.500 in Emilia-Romagna, per lo più familiari”, lo definisce. Queste imprese “oggi si trovano di fronte alla prospettiva di essere private del loro lavoro e di quanto hanno costruito nel tempo. Chiediamo al Governo di aprire urgentemente un tavolo di confronto con i rappresentanti delle attività balneari. Imporre un termine così vicino creerà il caos e farà crollare gli investimenti, anche nell’indotto”.

Infatti, racconta Rustignoli, “alcuni fornitori presenti recentemente a Rimini ad una fiera del settore, dopo questa sentenza hanno avuto il 60% delle disdette degli ordini fatti in fiera. Il settore e le famiglie che vivono di questo lavoro avrebbero invece bisogno di chiarezza e di stabilità”.

“Dovrebbero poter sapere domani – afferma ancora l’esponente dei balneari – quello che accadrà fra due anni, non vivere nell’incertezza. Inoltre, troviamo sconcertante che la sentenza sia entrata nel merito della durata dei titoli concessori: questo è un tema di competenza del legislatore, non dei giudici amministrativi. Dopo due anni di Covid in cui il comparto ha tenuto, ora viene tutto vanificato”.

In rivolta anche Confartigianato balneari, che sottolinea: “ora abbiamo solo due anni di tempo per salvare il nostro modello turistico”.

“La sentenza del Consiglio di Stato sorprende e amareggia”, afferma infatti Stefano Venturi, responsabile Confartigianato balneari della provincia di Ravenna. “Ci sono molti punti sui quali il giudizio calpesta gli interessi di una categoria che da anni si batte per arrivare ad una condizione di certezza ed equità. Il testo diffuso contiene riferimenti impropri come giudizi superficiali sull’entità canoni e sulla redditività delle imprese”.

Secondo Venturi “gli operatori non hanno mai fatto battaglie sul costo delle concessioni ma rifiutano che solo quello sia la base per giudicare la redditività e il valore dell’impresa. Da qui al 2023 abbiamo il tempo di costruire, con il Governo e le Istituzioni un percorso di regole che possano salvaguardare il modello turistico italiano che ci ha fatto conoscere ed apprezzare in tutto il mondo. Questo deve essere l’obiettivo di tutti noi”.

Da parte sua Mauro Vanni, presidente di Confartigianato Imprese Demaniali dichiara: “La sentenza del Consiglio di Stato sorprende e amareggia. Ci sono molti punti sui quali il giudizio calpesta gli interessi di una categoria che da anni si batte per arrivare ad una condizione di certezza ed equità. Sentenza da rispettare, certo, ma che contiene anche un sorprendente indirizzo, insolitamente preciso e dettagliato, sull’ambito di manovra per il Governo chiamato a legiferare in due anni. Se da una parte il Consiglio di Stato sgretola una Legge dello Stato che guarda al 2033, ritenendola ingiustamente generale, poi però applica lo stesso principio per fissare il termine a due anni prima delle gare”.

“Due anni – lamenta Vanni – sono un periodo troppo breve per immaginare una Legge equa e stabile che riguardi l’ambito delle concessioni demaniali, così articolato e frammentato. Il Governo si è appena dato sei mesi per definire un quadro preciso sul quale intervenire. Siamo ormai in dirittura finale della legislatura e tutto questo lavoro sarà fra la fine di questa e l’avvio della prossima attività del nuovo esecutivo. La sentenza calpesta un settore che in questi decenni ha contribuito in maniera fondamentale a garantire al modello del turismo balneare uno standard qualitativo d’eccellenza. Il testo diffuso contiene riferimenti impropri come i giudizi superficiali sull’entità canoni, sulla redditività delle imprese. Un atteggiamento quasi politico, evidentemente condizionato da polemiche subdole”.

“Gli operatori non hanno mai fatto battaglie sul costo delle concessioni – ribadisce anche lui – ma rifiutano che solo quello sia la base per giudicare la redditività e il valore dell’impresa, fra l’altro così diverse da territorio a territorio. L’evidenza pubblica a cui si richiama la sentenza è una tremenda sciabolata sul lavoro prodotto dalle imprese su ciò che abbiamo in concessione. Pare così ovvio considerare professionalità, investimenti, valore sociale ed economico dell’attività, esperienza e affidabilità. Compresa, si permetta, anche un po’ di riconoscenza per aver avuto in concessione sabbia e restituito un tassello decisivo per l’industria turistica balneare. Questa sentenza sradica un fondamento di ogni sentenza dell’Unione Europea, che ha sempre mirato alla tutela delle piccole e medie imprese. L’impostazione che il Consiglio di Stato offre abbastanza inspiegabilmente come soluzione al Governo, è una autostrada aperta all’intervento di grandi gruppi industriali. Non ci pare che le Amministrazioni stiano comprendendo appieno questo rischio”.

“In definitiva si ritiene questa sentenza un vero e proprio atto ostile, inspiegabilmente privo di un’analisi obiettiva della realtà. Il Consiglio di Stato ha contribuito a creare ulteriore incertezza ed ora si profilano due estati all’insegna dell’immobilità degli investimenti su infrastrutture e risorse umane”. conclude Vanni.

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