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Bollo auto, come (non) sfuggire alla burocrazia

Domani, 28 febbraio, è in calendario una delle scadenze per il rinnovo della tassa di circolazione.

Dov’è la notizia? Infatti non c’è. Nulla di nuovo per chi possiede un veicolo a quattro e/o due ruote e deve pagare il bollo. Basta trascorre un po’ di tempo in fila in ufficio dell’Aci per sentirne di ogni tipo, ma senza destare ormai alcun stupore: in Italia auto, moto e ogni veicolo stradale sono fonte eterna di assurdità burocratiche, perdite di tempo incomprensibili e, naturalmente, spese.

C’è chi, al rinnovo della patente, scopre che “erroneamente” risulta rilasciata in provincia di Foggia invece che in quella di Forlì; errore accaduto, a quanto pare, in occasione di uno smarrimento e rilascio di duplicato di vent’anni prima, ma finora mai emerso.  E ora complicazioni e verifiche alla Motorizzazione civile per correggere.

C’è chi il bollo della sua moto lo deve rinnovare per forza agli uffici Aci e non in tutti gli altri luoghi dove adesso sarebbe possibile, a iniziare dalle tabaccherie. Misteriosamente, gli unici terminali in cui appare la targa della moto in questione sono infatti quelli Aci, per tutti gli altri non esiste. E nessuno ha mai saputo spiegargli come far correggere questo inconveniente.

Poi c’è lo straniero che deve convalidare la sua patente in Italia: nella pila dei documenti richiesti c’è anche il certificato medico rilasciato nel suo Paese, anche se poi dovrà farsi vistare da un medico legale anche in Italia. Motivazione logica? L’impiegato sorride di commiserazione: ma come, non lo sa il signore di essere in Italia?

Poi, caso comunissimo, c’è chi non ricorda di aver pagato o no tutti i bolli regolarmente, alcuni tagliandi non se li ritrova, e vorrebbe avere un riepilogo dei versamenti effettuati, tanto per non vedersi piombare addosso qualche arretrato con sovrattassa. Niente di più facile, ma solo se è residente in Emilia Romagna. Se però la residenza è in un’altra Regione, eh no, questo non si può sapere, bisogna chiedere alla regione interessata: e poi ci vengono a raccontare che il federalismo in Italia non esiste.

Intanto, in attesa delle prossime accise sui carburanti, il documento unico di circolazione non arriverà non più a gennaio, bensì a giugno del 2018 e non porterà alcun risparmio immediato per il cittadino.

Il dietrofront rispetto alle ipotesi iniziali è arrivato dal decreto attuativo della riforma della pubblica amministrazione, approvato dal Consiglio dei Ministri.
Nella versione proposta dal Ministero delle Infrastrutture, di cui si era parlato nei giorni scorsi, il nuovo documento unico garantiva un risparmio di 39 euro per ogni pratica di immatricolazione o passaggio di proprietà. E invece no. Ma anche qui, dov’è la notizia?

Stefano Cicchetti

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