Verrà interrogato domani mattina Somane Duula, per ritardi nel trovare l’interprete, il 26enne somalo che sabato a Rimini ha scatenato il panico. Prima a bordo di un filobus, accoltellando le due donne controllore che gli chiedevano di mostrare il biglietto. E poi fuggendo per strada e ferendo altre tre persone, tra cui, gravemente, un bambino di 6 anni, originario del Bangladesh, ora fuori pericolo.
Da quanto finora raccolto dagli inquirenti, spiega questo pomeriggio alla stampa il procuratore di Rimini Elisabetta Melotti con al fianco il questore Francesco De Cicco, “sul pregresso comportamento in riferimento alle varie informazioni avute dalla polizia, sull’esito della perquisizione e sul comportamento successivo, non sono emersi elementi di alcun genere”.
Di certo l’uomo, dal 2015 in giro per l’Europa a richiedere asilo internazionale in cinque differenti nazioni, Germania, Svezia, Danimarca, Austria e Svizzera per poi arrivare in Italia il 9 agosto, era in possesso di cinque coltelli, di cui tre da cucina rinvenuti sul bus, e una forbice, mentre i primi esami tossicologici e alcologici sulle urine non hanno dato riscontri.
Ora si attendono i risultati dai test ematici. L’aggressore, inoltre, durante la visita psichiatrica, ha dichiarato di avere un “vissuto persecutorio” alle spalle, mentre la mattina dell’episodio si era recato in Questura per denunciare un’aggressione subita nello stabile in cui era ospite della Croce rossa di Riccione. “Le verifiche al momento sembrano negative”. Insomma, “ci sono da ricostruire nel dettaglio alcune dinamiche della condotta e anche la tipologia di ferite“, argomenta il procuratore, per provare anche a capire “le ragioni del suo comportamento”.
sottolineato il questore Di Cicco: Non risultano altre denunce o pendenze penali a suo carico, se non la segnalazione, chiosa il questore, per comportamento aggressivo al momento del tampone lo scorso 10 settembre dopo la quarantena. “Mentre si faceva il tampone ha reagito in maniera scomposta”, precisa aggiungendo che “da oggi sarebbe stato collocato in uno dei centri per avviare la procedura di internazionalizzazione della sua presenza”. Come aveva richiesto negli altri cinque Stati salvo poi non ripresentarsi più agli sportelli.
La “causa scatenante”, sottolinea De Cicco, sabato a bordo dell’11, sono stati il controllo e la sanzione. L’uomo si è avventato sulle due donne e le ha accoltellate, con prognosi rispettivamente di 10 e 60 giorni. Poi si è dato alla fuga, inseguito dalle Forze dell’ordine, con “una serie di comportamenti violenti“: tentativo di rapina su un’auto con minacce al proprietario; ferita leggera a una giovane donna “senza apparente motivo”; lancio di sassi e minacce ai poliziotti.
Poi un altro ferimento lieve di una donna e l’episodio più grave del bambino, la cui dinamica è ancora al vaglio, dopo il quale si è liberato di forbici e coltello. I reati imputati sono tentato omicidio, resistenza e tentata rapina, con le aggravanti della reazione al controllo e del ferimento di un bambino “colpendo a vanvera senza motivazione”.
“Sono estremamente cauta – sottolinea Melotti – è una fase in cui tutta una serie di cose va valutata”, a partire dal possibile pregresso persecutorio. “Allo stato – conclude – non si può dare un’indicazione su una possibile premeditazione, considerando anche la modalità della condotta” e, aggiunge il questore, la causa scatenante nel controllo-sanzione, che “ci ha ‘tranquillizzati’ sulla matrice del gesto”.
“Grazie alla collaborazione dei cittadini abbiamo potuto seguire passo a passo il percorso del fuggiasco”. E sui drammatici momenti di quel sabato, Elisabetta Melotti ha ricordato: “Potete immaginare, l’11 settembre, un cittadino straniero che aggredisce due controllori, apre scenari, non solo alla fantasia ma anche alla ragionevolezza, pure apocalitici”.
E sui mancati interventi dopo la segnalazione della Croce Rossa di Riccione su comportamenti aggressivi, ha precisato: “Era relativo al comportamento tenuto durante il tampone del 10 settembre”.
(Agenzia DIRE)