E’ un riminese l’inventore della prima cellula sintetica del mondo. Si chiama Stefano Sacanna, ha 45 anni e da tempo insegna a New York University. 45 anni, dopo il diploma all’ITIS “Da Vinci” di Rimini, si è laureato all’Università di Bologna in chimica industriale del 2003, per poi proseguire gli studi nell’ateneo di Utrecht in Olanda. Dal 2007 lavora come ricercatore presso il Center for Soft Matter Research nel Dipartimento di Fisica della New York University.
Ma in cosa consiste la sua invenzione? Si tratta di una cellula costruita completmente in laboratorio che riesce a comportarsi esattamente come una celllula vivente. Riesce a inglobare sostanze estranee, che siano molecole nutrienti, inquinanti e perfino batteri, e a rilasciarne altre all’esterno.
La ricerca è stata pubblicata sulla sulla rivista Nature. E’ stata condotta dal gruppo del dipartimento di Chimica della New York University guidato da Zhe Xu; ma il primo autore della ricerca è proprio l’italiano Stefano Sacanna.
Una novità assoluta, che potrebbe avere molte applicazioni sia in medicina che nella tutela dell’ambiente. Per esempio, navette per somministrare farmaci o cellule mangia-inquinanti per ripulire suolo e acqua.
L’esperimento, condotto in collaborazione con l’Università di Chigaco, per la prima ha dimostrato che la cellula nata in laboratorio riesce a realizzare il cosidetto “trasporto attivo”, che sarebbe la funzione fondamentale con cui le cellule viventi spostano dal loro interno e viceversa, attraverso la membrana che le riveste, molecole fondamentali per sopravvivere e produrre energia, come glucosio e amminoacidi. Un risultato ottenuto per la prima volta al mondo, dopo anni di tentativi.
Già 8 anni fa Sacanna aveva partecipato a un altra ricerca rivoluzionaria sempre della New York University, che aveva ottenuto i primi cristalli ‘viventi’, che si assemblano come stormi di uccelli grazie a particelle attive, dotate di un micromotore che si accende con la luce. Un metodo utile alla progettazione di materiali per l’elettronica che si auto-assemblano o auto-riparano con la luce., sottolinea Sacanna, che è nato a Rimini e che lavora da anni all’università di New York.