Cerca
Home > Cronaca > Permesso premio a Savi, raffica di polemiche dei famigliari delle vittime

Permesso premio a Savi, raffica di polemiche dei famigliari delle vittime

“I nostri morti non hanno permessi premio”. Rosanna Zecchi, presidente dell’associazione dei famigliari delle vittime della banda della Uno bianca, reagisce così alla notizia del permesso di cui ha usufruito per la prima volta dopo 23 anni Alberto Savi, il più giovane dei tre fratelli condannati all’ergastolo per i delitti del gruppo criminale.

“Da poco – prosegue Zecchi – siamo stati a due commemorazioni, persone a cui la banda ha reciso la vita. Per noi questa gente non deve più avere voce in capitolo. Io non credo che si siano pentiti e mi auguro che dopo questo permesso la cosa finisca lì. E che i giudici non abbiano da pentirsi di averglielo dato”.

“Mi auguro che il giudice di sorveglianza” che ha concesso il permesso a Savi “abbia figli e capisca cosa hanno fatto quelli alle famiglie che avevano dei figli: glieli hanno tolti, il mio aveva 22 anni e mi rimane solo una tomba. Non ho più lacrime da piangere”. E’ arrabbiata Anna Maria Stefanini, mamma di Otello, il carabiniere ucciso dalla Uno bianca insieme ai colleghi Mauro Mitilini e Andrea Moneta il 4 gennaio 1991 nella Strage del Pilastro a Bologna.

“La legge in Italia – dice al telefono con l’ANSA – è una vergogna, uno schifo. Che Paese è un Paese in cui persone che hanno ucciso 24 persone e ne hanno ferite 103 possono avere dei benefici? Devono gettare la chiave: nessun beneficio, nessun diritto. Non voglio vendetta, voglio giustizia. Hanno tolto la vita alle persone, la loro la devono passare in carcere fino alla fine. Che muoiano là dentro. Ogni volta che sentiamo queste cose è come se uccidessero nostro figlio di nuovo. Credo in Dio, sono cristiana ma non posso perdonare queste persone”.

Ultimi Articoli

Scroll Up