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Novafeltria, Novaè: “il verde lo cura un’impresa edile e non il paesaggista di un vivaio”

Accade a Novafeltria. Il Sindaco e la Giunta improvvisamente si svegliano – scrive in una nota il movimento Novaè – da un sonno durato un quinquennio, credono di essere la corte del Re Sole. Per la prima volta dopo molti secoli nel Montefeltro l’esercizio del potere si identifica in un luogo. Novafeltria, la nuova Versailles, diventa un cantiere a cielo aperto, manca però un progetto unitario, non ci sono competenze né si provvede a cercarne.
Luigi XIV per la progettazione  e realizzazione della reggia si avvalse delle capacità professionali  dell’insigne architetto Louis Le Vau e del più grande giardiniere dell’epoca, André Le Notre.
 A Novafeltria, diversamente, si opta per il”fai da te”,  gli interventi sono solo superficiale belletto, manca un concetto, un progetto unitario, mancano quel minimo di cultura, sensibilità ed umiltà per riconoscere l’importanza di avvalersi di competenze esterne. In vista delle elezioni si procede in tutta fretta con interventi a macchia di leopardo, qua e là un poco di vernice bianca sulle strade il cui asfalto viene rattoppato, orrendi lampioni autostradali dove inizia il paese, fari da stadio da calcio per illuminare i palazzi storici, una potata al piccolo parco giochi di piazza primo maggio che, avendo lasciati agire senza controllo gli operai, risulterà un eccidio di piante. Per 5 anni il  verde pubblico intorno alla  Parrocchia San Pietro in Culto, alla Biblioteca Comunale, nelle aiuole di via C. Battisti, al giardino retrostante il Comune, è stato abbandonato a sé stesso. Alberi e siepi sono cresciuti incontrollati, le piante ornamentali morte di sete, il giardino Comunale
– prosegue la nota di Novaè – ridotto ad una landa desertica. Facile affermare che tale incuria derivava dalla precedente Amministrazione, ma facile anche dimostrare che non è vero. In ogni caso non è che si debba risalire sempre ad Adamo ed Eva per trovare un colpevole. Dov’è il culto del bello, sbandierato nel programma elettorale dall’Amministrazione uscente, dov’è quella  svolta migliorativa promessa ai cittadini? Basta osservare i vasi di piante morte di sete all’entrata del Palazzo Comunale, alle finestre e sul balcone centrale per verificare che non è stata prestata a quel piccolo verde la minima cura, nemmeno là  dove l’occhio di ogni Amministratore che entrasse o uscisse dal palazzo avrebbe dovuto necessariamente cadere. A chi spetta il compito di innaffiare le piante? Non certo al Sindaco, nemmeno all’Assessore alla cultura o a quello ai lavori pubblici!


Dunque quando inizia il caldo, quando la popolazione locale, costretta per lunghi mesi in casa dal Covid, inizia a uscire, ha desiderio di incontrarsi a fare quattro chiacchiere allo storico caffè Grand’Italia, che si affaccia sul giardino comunale, è  necessario tenere i bambini legati al guinzaglio ai piedi delle sedie del bar.
L’intera area è transennata, irta di cartelli “vietato calpestare le aiuole” svettanti tondini arrugginiti da cantiere. Cosa assai consona dato che i lavori al giardino sono stati affidati ad una impresa edile, non a un vivaio coordinato da un paesaggista.
Mancò poco in quei giorni che si verificasse una rivolta delle mamme, simile alla marcia delle donne su Versailles il 5 ottobre 1789 per costringere il re ad accettare la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino.

Normalmente periodi ideali per lavori nei giardini – scrive ancora Novaè – sono la primavera e l’autunno, quando le temperature sono miti ma ci sono anche delle giornate piovose. Evidentemente per l’Amministrazione le piante sono di plastica, si possono mettere a dimora in qualsiasi momento, è sufficiente per mantenerle in vita ripristinare quell’impianto di irrigazione che già c’era ma era stato lasciato in disuso per anni. Cittadini e turisti in piena estate hanno potuto godere della vista di un cantiere. Lavori di riqualificazione costati certo non poco.

L’alta siepe dietro alla fontana, che costituiva una piacevole barriera visiva al traffico del corso è stata annientata, dagli zampilli nella vasca non esce un goccio di quell’acqua che da sempre nella storia è stata considerata l’anima vivente di un giardino ritemprante per l’anima e lo spirito.
Il lato del giardino adiacente alla banca è ancora pavimentato a rettangoli neri, sintetici ed anti-trauma, da palestra, a testimonianza di lavori di riqualificazione solo parziale, eseguiti senza alcun concetto, senza un progetto unificante. 
È stata messa a dimora una bordura per contornare  le aiuole dove è stata seminata l’erba, sotto un alto storico cedro sono state volute piante ornamentali inadatte a crescere all’ombra. Oggi, a meno di un mese dalla fine dei lavori, l’erba cresce a stento e a chiazze, in compenso ovunque nel giardino proliferano erbacce. In particolare il Monumento ai Caduti, su un lato bisognoso di lavori di restauro e consolidamento della base di recinzione  divelta durante i lavori, è letteralmente invaso da malve e spighe che meriterebbero la mietitura. La bordura è in parte marcita per irrigazione eccessiva, in parte calpestata dagli avventori. Non poteva avvenire diversamente.  

Non si è considerata, nel progettare un lavoro di riqualificazione, la destinazione d’uso del giardino  che è sempre di preminente importanza. Non per nulla nel progetto iniziale del giardino quando fu realizzato intorno al monumento dei caduti, c’erano piccole  aiuole fiorite a forma di stella, nessun rigido percorso segnato, solo ghiaino a terra. L’uso previsto era quello di piacevole luogo di sosta e incontro per la popolazione.
Quale dovrebbe essere secondo l’Amministrazione  l’attuale destinazione d’uso del giardino Comunale?  La contemplazione
– conclude la nota di Novaè – dall’esterno di una nuova Versailles?
Al dunque quello che è venuto a mancare da troppi anni a Novafeltria è una programmazione che segua una idea migliorativa precisa, e una manutenzione ordinaria  atta a conservare le preesistenze storiche e quel pochissimo di nuovo realizzato
”.  

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