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San Marino vota sull’aborto e alle donne non basterà neppure la vittoria del SÌ

Si è celebrata ieri, 28 luglio, a San Marino la Festa della Libertà, cioè la data in cui venne sciolto il Partito fascista sammarinese nel 1943. Nel corso della giornata di ieri numerosi gli appuntamenti organizzati, sia istituzionali che dei partiti politici. Fra questi quello organizzato a Domagnano dal Partito dei Socialisti e dei Democratici, con una caratterizzazione: dentro la Festa del PSD si è svolto il primo dibattito pubblico sulla convocazione del referendum il 26 settembre (che non avrà quorum, dunque la maggioranza vince) sulla depenalizzazione della interruzione volontaria della gravidanza.

All’incontro è intervenuta Karen Pruccoli, responsabile dell’Unione Donne Sammarinesi (UDS), la cui organizzazione è stata la promotrice del referendum propositivo con la raccolta di oltre 3.000 firme. Poi rappresentanti della variegata galassia della sinistra sammarinese: Matteo Rossi, Presidente del PSD, Lazzaro Rossini esponente di MD, Alessandro Mancini, socialista, Marica Montemaggi consigliera di Libera, Severino Bollini Segretario del MIS. Praticamente i rappresentanti di tutte le forze laiche presenti in Consiglio Grande e Generale, in maggioranza e all’opposizione, a cui si deve aggiungere il partito di Rete. Tutti favorevoli a sostenere nel paese il SÌ per la depenalizzazione dell’aborto. Non pervenuto ancora l’orientamento del PDCS, la maggiore forza politica sammarinese.

La eventuale vittoria dei SÌ comunque non risolverebbe la delicata situazione venutasi a creare nel Paese, per la mancanza di una adeguata struttura sanitaria e l’assenza di consultori per il sostegno alle donne. Ma più in generale per un deficit legislativo a favore della famiglia, delle donne, del sostegno alla natalità e delle categorie più deboli della società. Intervenendo nei giorni scorsi su questi temi il Segretario del PDS, Gerardo Giovagnoli, ha ribadito la volontà del suo Partito di porli rapidamente all’ordine del giorno del Governo e del Consiglio Grande e Generale, indipendentemente dall’esito del referendum. “Il Paese è pronto e consapevole della necessità di allargare la fascia dei diritti civili dei nostri cittadini e di sostenere, creando le strutture necessarie, le esigenze delle donne sammarinesi”.

D’altra parte Karen Pruccoli aprendo l’incontro non ha certamente lesinato accuse e critiche alla politica della Repubblica. In Europa solo tre Stati hanno ancora per le donne il reato di aborto: San Marino, Andorra e Malta. Altri tre Stati lo limitano fortemente: Liechtenstein, Monaco e Polonia. L’UDS chiede ai cittadini della Repubblica di far uscire San Marino da questa lista. E poi c’è l’assurdo: noi non sappiamo quante interruzioni annue di gravidanza siano effettuate da donne sammarinesi. Nessuna struttura della Repubblica ha mai chiesto alle Regioni Emilia-Romagna e Marche (quelle confinanti) quante nostre donne si siano rivolte alle loro strutture ospedaliere (l’UDS pensa che queste siano state negli ultimi anni da 10 a 45 per anno, ma è una cifra totalmente ufficiosa e priva di riferimenti certi). Ed infine c’è il problema del costo che in mancanza di leggi a sostegno delle donne, e delle strutture di sostegno (i consultori) ognuna si deve pagare di tasca propria. Insomma “Basta”, dice la Pruccoli per l’UDS, il Paese saprà esprimere la propria chiara scelta, ma poi la politica tutta dovrà intervenire per fornire il quadro legislativo necessario a far sì che la depenalizzazione non sia solo la cancellazione di un reato, ma invece la premessa di una fase nuova per le donne di San Marino.

Ascoltando il dibattito mi è sembrato di tornare indietro di 40 anni quando in Italia i cittadini furono chiamati a difendere la legge sull’aborto in ben due referendum. L’augurio è che le donne sammarinesi sappiano fare come in Italia: far pendere l’esito del referendum dalla loro parte. A tutela della loro salute, per la conquista di un diritto, per la crescita civile e democratica della Repubblica.

Alla fine è stata consegnata alla Pruccoli una bandiera storica dell’UDS, ritrovata nell’archivio del PSD, affinchè sia usata in questa campagna referendaria a testimonianza di una lunga lotta delle donne sammarinesi per la conquista di loro diritti.

Paolo Zaghini

(nell’immagine in apertura: la consegna della storica bandiera della Unione Donne Sammarinesi. Da sinistra: Lazzaro Rossini, Matteo Rossi, Marica Montemaggi, Severino Bollini, Alessandro Mancini, Karen Pruccoli)

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