Sono 1500 i sanitari che ancora non si sono vaccinati in provincia di Rimini, 3.500 in tutta la Romagna. Come riporta oggi Il Resto del Carlino, in questi giorni stanno ricevendo le raccomandate spedite da AUSL Romagna a tutti coloro che ancora non si sono presentati all’appuntamento con le dosi. Dal ricevumento della lettera, hanno 5 giorni di tempo per rispondere fornendo una motivazione del loro ritardo. In caso contrario scatterrano i provvedimenti: trasferimento ad altro ruolo che non prevede il contatto con il pubblico, oppure sospensione dal lavoro senza stipendio almeno fino alla fine dell’anno. E questa è l’eventualità più probabile, dal momento che posti alternativi dove i refrattari possano essere spostati non sono più di una quindicina in tutta la Romagna.
Sono medici, infermieri, operatori sociosanitari e altre persone che per lavoro, nel pubblico come nel privato, si trovano a stretto contatto con pazienti. Non sono tutti no vax, anzi solo una piccola parte è decisa a ricorrere al Tar contro l’obbligo vaccinale. Circa 800, più della metà dei riminesi “richiamati”, ha già risposto adducendo le più diverse motivazioni. C’è chi si è preso il covid e quindi da guarito non necessita dell’iniezione, almeno per ora. E poi donne incinte o in allattamento, o altri in questo momento affetti da particolari patologie.
Del resto, l’Emilia Romagna è al momento la regione con il numero di sanitari non vaccinati in assoluto più alto in Italia. Lo evidenzia il report settimanale del Ministero della Salute del 25 giugno: in 14.169 non hanno ricevuto neppure la prima dose e rappresentano il 7,75% della platea. In termini percentuali fanno peggio solo Friuli-Venezia Giulia (11,76%) e provincia autonoma di Trento (10,79%). In compenso, ben 13 territori hanno somministrato almeno una dose a tutto il loro personale sanitario. Raggiungono infatti il 100% Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Lomnardia, Molise, provincia di Bolzano, Sardegna, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto.
Con gli irriducibili ci si vedrà in tribunale, ma questo era nel conto. Da parte loro, tutti i sindacati della sanità hanno sempre espresso totale dissenso verso ogni forma di obbligo vaccinale e tanto più riguardo sanzioni che vadano a incidere su lavoro e retribuzione.
Il problema si ripresenterà con il personale delle scuole. Per ora non è stato fissato nessun obbligo a livello nazionale, ma la volontà espressa anche ieri dal Ministero dell’Istruzione è di aprire il nuovo anno scolastico in sicurezza, evitando per quanto possibile la didattica a distanza. E siccome l’unico mezzo per farlo è avere almeno il personale immunizzato, bisognerà vedere in che percentuale a settembre lo sarà davvero. E se i numeri fosseri troppo bassi? Mentre ancora di recente il sottosegretario Silleri ha escluso che agli studenti non vaccinati possa essere impedita l’iscrizione al nuovo anno: “Una misura del genere non è neanche allo studio”.
In Emilia Romagna la platea vaccinale del personale scolastico è stata indivduata in 110.252 persone. Hanno ricevuto la prima dose in 89.139, mentre 20 hanno avuto il vaccino J&J che non necessita richiamo: insieme rappresentano l’ 80,87% del totale. Hanno poi ricevuto anche la seconda dose in 73.292; sono 73.312 quelli che risultano quindi completamente immunizzati, pari al 66,49%. Mancano dunque all’appello in 21.093, il 19,13% di chi lavora nelle scuole della Regione. Sono comunque molti di più in Sardegna (45,08%), Sicilia ( 43,76%), Bolzano (38,67%), Calabria (33,55%); poi ci sono Liguria (27,21%), Umbria (25,64%), Piemonte (23,61%), Trento (23,63%). Le regioni dove invece il 100% del personale scolastico ha ricevuto almeno una dose risultano essere solo Campania e Friuli-Venezia Giulia.