Si comincia a parlare di anziani e dell’invecchiamento della popolazione e si finisce ad affrontare i problemi delle giovani generazioni, che condizioneranno pesantemente gli andamenti demografici in Emilia-Romagna, dove nel giro di qualche decennio la popolazione over 80 addirittura raddoppierà (a Bologna diventeranno più di 80.000). La stima è che nelle zone a maggior rischio di spopolamento, come l’Appennino o certe aree della bassa ferrarese, un cittadino su due avrà più di 65 anni.
“Oggi in regione c’è una persona over 65 su quattro, ma nel 2050 sarà una su tre”, spiega Willy Vannini, illustrando la ricerca demografica realizzata dall’associazione Neodemos per la Cisl e la Fnp dell’Emilia-Romagna. E se l’invecchiamento progressivo della popolazione è frutto anche del miglioramento delle condizioni di vita e della salute delle persone, si tratta di fenomeno legato a doppio filo al tema della denatalità: le speranze di vita di allungano aumentando il contingente delle persone anziane, mentre si riduce il peso demografico delle giovani generazioni, che potrebbe non essere compensato nemmeno dai flussi migratori.
“Cala il numero delle donne che decidono di avere un figlio: le giovani donne rimandano decisione e molte stanno rinunciando a causa delle precarie condizioni lavoro”, spiega Vannini. Non che manchi il desiderio di mettere su famiglia: in Italia non è diverso che in Francia, spiegano i ricercatori, mediamente due bambini per donna, ma al di qua delle Alpi condizioni di lavoro precarie e stipendi bassi mortificano queste aspirazioni. “Ci sono una serie di mancanze che non consentono di avere la necessaria stabilità per progettare il futuro”, osserva Daniela Fumarola, della segreteria nazionale Cisl.
Del resto, questa situazione rischia di compromettere la tenuta del sistema sociale e di welfare. “Nel prossimo decennio, in Emilia-Romagna si stimano 20.000 persone in meno all’anno in età lavorativa accompagnata da un ulteriore invecchiamento delle persone in età da lavoro: insomma, ci saranno più senior che junior”, avverte Roberto Impicciatore di Neodemos.
“Affrontare la sfida demografica è indispensabile per evitare conseguenze negative sul nostro sistema sociale ed economico e la tenuta sistema di welfare”, avverte il segretario regionale della Cisl, Filippo Pieri. “Da un lato, la crescente scolarizzazione, con il conseguente innalzamento dell’età media in cui si terminano gli studi, e il ritardo nei processi di transizione allo stato adulto, compreso quindi l’ingresso nel mercato del lavoro, andranno a provocare un’ulteriore erosione delle forze di lavoro giovane”, osserva. D’altro canto, cambia anche il profilo dei pensionati. “Con il progressivo ingresso nelle classi di età più anziane delle coorti di lavoratori più istruiti, assisteremo all’aumento generalizzato dell’istruzione media anche tra i lavoratori meno giovani. Di conseguenza, considerata la forte e positiva relazione tra istruzione e produttività, possiamo attenderci rilevanti incrementi nella efficienza lavorativa anche nelle fasce di età meno giovani”, prevede il leader Cisl. ù
“L’emergenza pandemica, accelerando l’evolversi di dinamiche legate alla fragilità dell’invecchiamento, impone scelte obbligate a tutela della popolazione più fragile, potenziando la domiciliarità”, ammonisce Roberto Pezzani, responsabile dei Pensionati Cisl (Fnp) dell’Emilia-Romagna.
(Agenzia DIRE)